Tag: Book tag di inizio anno

1. Ultimo libro letto?

Stardust

2. Ti è piaciuto?

Abbastanza. Ho trovato la trama originale e interessante, la scrittura scorrevole e quel tocco fantasy “fiabesco” che non guasta mai. Ho apprezzato il personaggio della stella dalle sembianze di una graziosa fanciulla e il suo rapporto con Tristan, il protagonista. Non mi è piaciuta molto la caratterizzazione dei nemici, manca di azione e la storia mi è sembrata troppo frettolosa. Avrei preferito un altro finale e che venisse affrontato meglio la parte riguardante il passato dei genitori di Tristan. Lo consiglio a chi vuole sognare e perdersi nei luoghi incantati di Faerie. Voto: 3/5

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3. La tua attuale lettura?

Al momento non sto leggendo niente, vorrei iniziare un nuovo libro.

4. Un libro che vorresti rileggere?

Troppi. Mi piacerebbe rileggere Confessione, 1984, la saga di Harry Potter, La Ragazza dello Sputnik, Your Name e tanti altri.

5. Un libro recente che ti è piaciuto?

La Moglie Tra di Noi

Non è il classico triangolo amoroso, come farebbe pensare il titolo; è un romanzo originale, pieno di colpi di scena, flashback ed emozioni. È una storia impregnata di solitudine e dolore, di bugie, di passati ingombranti e torbidi, di ricerche per conoscere la verità. Una verità difficile da accettare, una verità dolorosa, ma necessaria per andare avanti, per tornare a vivere.
È una storia toccante, scritta bene, che ci insegna a essere migliori, a lottare contro i fantasmi del nostro passato per poter agire meglio nel presente e nel futuro, a non voltare le spalle alle verità, a trovare il coraggio di voltare pagina.
Non si può non amare Vanessa, la protagonista di questo libro, una donna forte, che diventa fragile a causa di alcune situazioni, ma che dimostra un grandissimo coraggio. Una donna da ammirare, nonostante alcune scelte sbagliate.

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6. Un libro che consiglieresti a tutti di leggere?

1984
È un capolavoro che andrebbe letto almeno una volta nella vita. La storia è molto attuale e fa riflettere. Sembra una previsione del futuro, una rivelazione. Il finale è sconvolgente, fa venire i brividi lungo tutto il corpo e le lacrime agli occhi.

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7. Un libro che ti ha scaldato il cuore?

Totto-chan, la bambina alla finestra
È una storia delicata con un’atmosfera quasi fiabesca. Il ritmo è un po’ lento e al tempo stesso rilassante. Narra di una scuola particolare che ha insegnato Totto-chan ad affrontare la vita in modo positivo.

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8. Un libro che affronta tematiche forti?

Lo Squalificato
È un romanzo un po’ particolare: molto introspettivo, manca di azione e di dialoghi, ma non risulta mai noioso.
Yozo vive una sorta di estraniazione e di terrore nei confronti degli esseri umani. Per paura di essere “punito” dagli altri, decide di inventarsi delle storie, di fare il burlone. Il suo tormento e i suoi patetici tentativi di nascondere la sua debolezza si trasformano presto in disperazione: il protagonista spende tutti i soldi in alcool e tenta il suicidio.
Non è un libro per tutti.

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9. Un libro che hai nella wishlist da tanto tempo e che non hai ancora acquistato?

La città incantata al di là delle nebbie

10. Un libro per bambini che hai letto da adulta e che hai amato?

La Tela di Carlotta
È la storia di un’amicizia genuina tra un maialino di nome Wilbur e un ragno di nome Carlotta. Un legame tanto profondo e sincero da far riflettere ed emozionare. Un romanzo che dovrebbero leggere anche gli adulti, magari insieme ai propri figli. Il finale è toccante e con un messaggio positivo.

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☆ Il book tag l’ho inventato io. Potete rispondere alle domande sul vostro blog, purché citiate il mio. Se avete intenzione di acquistare i libri da me citati, utilizzate i miei link Amazon. Grazie!

Idee su cosa regalare a Natale

Pensare ai regali di Natale e andare in giro per negozi vi stressa? Ho la soluzione che fa al caso vostro!

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Libri

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Io sono il messaggero – Markus Zusak €15+  amazon
Totto-chan, la bambina alla finestra – T. Kuroyanagi €10+ commentoamazon
La strana biblioteca – Haruki Murakami €10+  amazon
Norwegian wood. Tokyo blues – Haruki Murakami €10+  amazon
I salici ciechi e la donna addormentata – Haruki Murakami €10+  amazon
Your Name – Makoto Shinkai €10+  amazon
1984 – George Orwell €10+  amazon
Le Quattro Casalinghe di Tokyo – Natsuo Kirino €10+  amazon
La Ragazza dello Sputnik – Haruki Murakami €10+  amazon
Parole Sbagliate – Elisa Fumis €5+  recensione • commenti dei miei lettoriamazon
Meno di zero – Bret Easton Ellis €5+  amazon
La Figlia Sbagliata – Jeffery Deaver €5+  amazon
La Tela di Carlotta – E.B. White €5+  recensione • amazon
Solo con gli occhi – Wataya Risa €5+  amazon
Lo Squalificato – Osamu Dazai €5+  breve commento • amazon
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Il coperchio del mare – Banana Yoshimoto €5+  amazon
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Manga

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Shino non sa dire il suo nome (volume unico) €5+ recensioneamazon
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DVD

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Compleanno

Oggi è il mio compleanno!
L’ho sempre odiato, ho sempre pianto in quest’occasione. Anche prima ho versato molte lacrime; ultimamente capita spesso, purtroppo.
Quest’anno moltissime persone mi ha fatto gli auguri, anche sconosciute. Sono stata un po’ male quando ho letto il messaggio di un mio amico, ma pensavo che non mi avrebbe neanche fatto gli auguri. Va bene così.
Ieri ho preparato i cupcakes per la seconda volta nella mia vita. Sono buonissimi!
Oggi mi sono arrivati i manga che ho acquistato da Ibs. Dai miei zii ho ricevuto un CD, una felpa e un quaderno per scrivere pensieri hygge. Quest’ultimo è il mio regalo preferito. Una ragazza ha deciso di comprare il mio libro, Parole Sbagliate, proprio oggi. Che carina!
Adesso mi metto a scrivere un po’ sul diario nuovo.
A presto.

Recensione #6 – A Silent Voice

A Silent Voice (Koe no katachi in giapponeseè un manga scritto e disegnato da Yoshitoki Oima. In Italia è stato pubblicato da Star Comics. Un film d’animazione basato su questa serie è uscito nelle sale cinematografiche giapponesi nel 2016.

Shoya Ishida ha 17 anni ed è un liceale solitario. Prima di togliersi la vita, il ragazzo decide di incontrare Shoko Nishimiya, una sua compagna di classe in sesta elementare, con l’intenzione di scusarsi per averla presa di mira a causa della sua disabilità – Shoko è sorda dalla nascita. Per poterle parlare, Shoya ha persino imparato la lingua dei segni. Quando la rivede, il ragazzo le chiede di diventare amici. Ishida è determinato ad avvicinarsi a lei e a rimediare agli errori commessi in passato, ma la strada per poter stringere un legame d’amicizia con Nishimiya è piena di ostacoli e ricordi dolorosi…

A Silent Voice affronta, in modo profondo e toccante, temi quali il bullismo, la disabilità fisica, l’incomunicabilità tra le persone, l’amicizia, la crescita personale. Pur essendo un manga con ambientazione scolastica e protagonisti adolescenti, risulta più maturo e presenta tematiche più serie: infatti rientra nella categoria seinen, termine giapponese che indica tutte quelle opere che hanno come target giovani adulti e che significa letteralmente “giovane”.

È una storia d’amicizia e di sentimenti, che fa riflettere sul tempo perduto e sui momenti felici andati (“Quella volta, in sesta elementare, quanto sarebbe stato bello se entrambi avessimo potuto sentirci?” sono le parole che usa Shoya quando rincontra Shoko) e sulla difficoltà o paura di esprimere apertamente i propri sentimenti. Pur essendo diretto e sincero, lo Shoya Ishida delle elementari è troppo immaturo per interagire con la compagna nel modo corretto. Spesso gli adulti tendono a peggiorare la situazione: troviamo quindi un insegnante poco empatico e umano, che ride dei dispetti e delle prese in giro di un ragazzino, e una madre troppo severa nei confronti di una figlia disabile, pur facendolo per il suo bene. Quando Shoya viene messo alle strette, inizia a pagare le conseguenze per le sue azioni di bullismo nei confronti di Nishimiya: i suoi vecchi amici e gli altri suoi compagni di classe lo trattano come spazzatura, facendogli dispetti e insultandolo, ritrovandosi così da solo. Soltanto la ragazzina cerca di aiutarlo e di diventare sua amica, ma lui la rifiuta. Nel momento in cui i due ragazzini si azzuffano, Nishimiya si trasferisce e Ishida si rende conto che lei gli aveva pulito il banco pieno di insulti da parte di tutta la classe. I suoi amici e complici sono diventati presto i suoi carnefici, mostrandosi più meschini del bullo stesso. Per tutti gli anni delle medie e per due anni delle superiori Shoya non lega con gli altri compagni, anche a causa del passato e di quegli amici che gli avevano voltato le spalle, svelando a tutti le sue malefatte. Se il ragazzino si fosse sforzato a comunicare con la compagna in modo differente, come sarebbero andate le cose? Non possiamo saperlo, ma possiamo essere persone migliori, più comprensive e attente. Tutti noi dovremmo essere più sinceri, sempre nel rispetto degli altri.

A Silent Voice è anche la storia del cambiamento di Shoya, il protagonista maschile; non è più lo stesso ragazzino immaturo del passato: prima non riusciva a capire Nishimiya e a comunicare con lei, reputandola strana; adesso, invece, è intenzionato a comprendere la sua voce e a restituirle la felicità che le aveva sottratto alle elementari. Ripensa spesso ai suoi errori, è pentito e mette al primo posto la ragazza, anche a costo di soffrire e ritrovarsi di nuovo da solo.
Non è il classico protagonista maschile, bello, sicuro di sé e popolare; non è l’eroe che salva la ragazza apparentemente bruttina e “sfigata”. Shoya Ishida odia se stesso, è imbranato e pure un po’ tonto. È realistico: ha sbagliato, è umano, e cerca di rimediare. E a me piace proprio per questo!
La ragazza, dal canto suo, si sente responsabile per quanto accaducato a Ishida e si tormentata. Nel suo piccolo cerca di migliorare e di dichiararsi al ragazzo a voce(pronunciando male la parola “suki”, che significa “mi piaci” in giapponese, Shoya fraintende e pensa alla luna, che invece si dice “tsuki”).
La bontà d’animo di questa ragazza è straziante; il suo dolore ti distrugge. Ci vorrebbero più persone tenere e altruiste come lei.

I sensi di colpa che divorano i protagonisti li costringono a fare i conti con i fantasmi del passato, con i loro sbagli, e ad affrontarli, a confrontarsi, a essere più onesti e a cercare di cambiare per ottenere la felicità che meritano.
A Silent Voice non è soltanto una storia sul perdonarsi a vicenda, ma anche sul perdonare se stessi e darsi una seconda possibilità per essere persone migliori.

A mio avviso ci sono troppi personaggi secondari per un’opera breve, alcune situazioni restano in sospeso e avrei voluto che ci fossero più momenti dedicati al legame tra Shoya e Shoko. (Sapete che entrambi vengono chiamati “Sho-chan” dalle rispettive madri?)

In conclusione, consiglio questo manga a tutte quelle persone che cercano qualcosa di diverso e che vogliono emozionarsi. Preparate i fazzoletti!

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Cosa pensano i miei lettori di Sei Il Mio Angelo

A proposito di Sei Il Mio Angelo, la mia nuova storia breve, Laura Forlani dice:

❝Ok, devo dire che mi hai sorpresa! Non mi aspettavo per niente un risvolto simile, sono rimasta spiazzata! Però davvero scritto molto bene, complimenti!❞

 

A proposito di Sei Il Mio Angelo, la mia nuova storia breve, Claudia Leto dice:

❝È bella, mi piace il modo in cui hai descritto una situazione complicata tra la morte della madre e lo stato d’animo delle due ragazze, come anche la conclusione che è stata inaspettata e questo è importante. Però è il tuo modo di dare voce ai pensieri di personaggi diversi tra loro che mi piace, il fatto che ad esempio lei ed Alice di Parole Sbagliate non siano uguali e abbiano storie completamente diverse e tu riesca a descrivere i loro sentimenti con naturalezza, guardi la storia dalla loro angolazione e provi empatia per loro: è questo che fanno le persone brave a scrivere.❞

 

A proposito di Sei Il Mio Angelo, la mia nuova storia breve, Francesca Macari dice:

❝A me piace tanto leggere,non sono tanto brava a scrivere, però il tuo racconto breve mi è piaciuto . La storia è molto attuale e mi è piaciuto il finale.❞

 

A proposito di Sei Il Mio Angelo, la mia nuova storia breve, NebulaHouse (from Twitter) dice:

❝”Salii in auto, restando in silenzio. Il vento entrava dal finestrino abbassato e mi scompigliava i lunghi capelli biondi; la musica in sottofondo mi cullava, come le ninnenanne che mi cantava la mamma quando ero piccola.” Bello! Di piacevole lettura!❞

 

A proposito di Sei Il Mio Angelo, la mia nuova storia breve, Melania Nalin dice:

❝Ciao Elisa ho letto il tuo racconto Sei il mio angelo e mi ha confermato la tua bravura come scrittrice.
Nonostante sia breve sei riuscita a sviluppare la storia in tutti i suoi aspetti senza che risulti affrettata con “poche parole” hai reso perfettamente l’idea dei sentimenti provati dalle protagoniste un bel mix dolce amaro, finale inaspettato che ho apprezzato molto.
P.s. Mi è piaciuto il richiamo che hai fatto al libro Parole sbagliate mi ha fatto tanta tenerezza.❞

 

Sei il mio angelo

Il corpo di mia madre era riverso a terra in una pozza di sangue. Il liquido viscoso l’aveva avvolta come una coperta calda, il volto contratto in una smorfia. Le nuvole offuscarono il sole, facendo piombare la stanza in un’oscurità sinistra che ricordava un film dell’orrore. Un’altra figlia avrebbe urlato alla vista della propria madre morta sul pavimento, mentre io cercai di rimanere impassibile per non attirare l’attenzione dei vicini.
L’ho uccisa, pensai. E adesso che cosa faccio? Dovrei sbarazzarmi di lei, ma è troppo pesante per sollevarla da sola. A chi potrei chiedere aiuto?
Non potevo chiamare Veronica; se avesse scoperto quello che avevo fatto, non mi avrebbe più rivolto la parola. Perdere la persona che amavo era un prezzo troppo alto da pagare, quindi decisi di telefonare a Chris. Il cellulare del mio ragazzo era spento. Guardai la macchia di sangue, il corpo immobile di mia madre, la stanza silenziosa: quella scena mi sembrò irreale, come se appartenesse alla vita di un’altra persona. Potrebbe trattarsi di un’altra visione, pensai. Mi era capitato di avere un’allucinazione qualche mese prima, quando la mamma mi aveva obbligata a prendere una strana pastiglia. “Oggi è una giornata difficile, devi prendere le medicine,” aveva detto in tono calmo.
Chiusi gli occhi, feci un respiro profondo e poi li riaprii: lo scenario non era cambiato. Quando riprovai a chiamarlo, Christopher aveva ancora il telefono spento. “Devo liberarmi del cadavere prima che arrivi Veronica!” urlai fissando lo schermo del mio cellulare, per poi scaraventarlo contro il muro. Le lacrime iniziarono a sgorgare dai miei occhi, rigando il mio viso stanco. Scossi la testa, presi alcune banconote dal portafoglio che mia madre aveva lasciato sul tavolo e le misi in tasca. Poi uscii dalla stanza con l’intento di raggiungere un contadino gentile e analfabeta che viveva poco distante da casa nostra. Era la mia unica e ultima speranza. Prima di poter scendere le scale, mi accasciai a terra; il buio mi investì come un’onda del mare.

 

Erano passati sei mesi dalla morte di nostra madre. Veronica mi aveva trovata svenuta sul pavimento e aveva chiamato l’ambulanza. Quando avevo riaperto gli occhi, mi ero ritrovata nella stanza di un ospedale. Mia sorella maggiore mi aveva informata che la mamma si era tolta la vita e che aveva lasciato un biglietto. Mentre lei si era occupata di tutta la parte burocratica, con l’ausilio degli zii, io avevo dormito. Non ero stata neppure sgridata quando non ero andata al funerale oppure quando avevo saltato la scuola. Veronica era tornata a lavorare dopo qualche giorno, lasciandomi a marcire da sola nella sua casa. “Sono le medicine di mamma, mi stordiscono,” avevo detto alle pareti per giustificarmi.
Gli odori della cena preparata da mia sorella riempirono la stanza, mescolandosi con tanta armonia da farmi ritrovare l’appetito che avevo perso.
“Cosa stai cucinando?” le chiesi dal salotto.
Non rispose, quindi entrai in cucina; vidi Veronica intenta a tagliare il pane.
“Pollo con patate per Christopher, tortino di patate per la mia sorellina,” disse in tono solenne, passandomi il mio piatto.
“Non mangi con noi?”
Chris suonò il campanello e lei andò ad aprire, ignorando la mia domanda. Lo fece accomodare in salotto, prendendo il mazzo di girasoli che le aveva porto per ringraziarla della cena.
“È il vostro anniversario,” mi sussurrò all’orecchio. “Prendo la borsa e vi lascio da soli.” Mi stampò un bacio sulla fronte e si allontanò.
Non me ne importa nulla dell’anniversario! avrei voluto gridarle. Invece rimasi in silenzio, contemplando la sua schiena.
“Stai bene?” chiese il mio ragazzo.
“No…” risposi senza forze.
Quando Veronica tornò in salotto, ci trovò ancora in piedi. Si era cambiata: indossava la camicia bianca che le avevo regalato con i miei risparmi. Ha un appuntamento, pensai. La guardai, gli occhi che sembravano supplicarla di rimanere.
“È successo qualcosa?” chiese, spezzando così il silenzio imbarazzante che era calato nella stanza.
“Non… non posso rimanere. Mio padre ha un problema… al pub.” Chris non sapeva mentire. Si scusò con mia sorella, lo sguardo mesto. Veronica gli fece portare via il pollo: a lei non piaceva e io ero vegetariana. Quando il ragazzo se ne andò, lei sprofondò sul divano. Poi mi invitò a sedere accanto a lei.
Restammo sedute, senza parlare, per qualche minuto. Chiuse gli occhi, abbandonandosi alla quiete. Il suo profumo inebriò le mie narici; mi avvicinai al suo collo per baciarlo, ma poi mi fermai. Non posso farlo, pensai. Siamo sorelle. Mi domandai con chi avesse un appuntamento. Veronica non mi aveva mai parlato della sua vita sentimentale e non aveva mai invitato un ragazzo a casa nostra; al contrario, io le avevo raccontato tutto – persino della mia prima volta con Christopher. Provai quindi a immaginare il suo tipo ideale: un ragazzo timido, con gli occhiali, che lavorava in una libreria oppure che controllava i biglietti al cinema, comparve nella mia mente; pensai che fosse carino, ma troppo imbranato per i miei gusti. L’avrei potuto pure accettare, se solo non fossi stata innamorata di lei. Sospirai. Veronica si meritava il meglio e non potevo esserlo io.
“Facciamo shopping domani?” chiese, riaprendo gli occhi e osservando la mia espressione mesta.
Scossi la testa, sconsolata. “Non ho soldi, lo sai…”
“Non preoccuparti, pago io.”
La ringraziai, il tono di voce flebile. L’orologio da polso di mia sorella segnava le 21:15. Avevo fame, quindi mi alzai dal divano per mangiare; il tortino di patate che lei mi aveva cucinato si era raffreddato. Lo tagliai a metà, presi un piatto pulito dalla cucina per mettervi una delle due porzioni e lo porsi a Veronica, insieme alla forchetta che non era stata utilizzata.
“Sei molto tenera,” disse, accarezzandomi la guancia. “Mi è passato l’appetito, scusami…” aggiunse poi; mi restituì il piatto, abbozzando un sorriso. Sembrava spenta, come se qualcosa o qualcuno le avesse prosciugato tutte le energie. Quel qualcuno ero io. Si abbandonò a un sonno leggero e agitato.

 

L’indomani andai a fare compere con Veronica. Aveva delle occhiaie  pronunciate: la sera prima si era addormentata sul divano e quando l’avevo svegliata per prendere il suo posto, aveva rifiutato e mi aveva permesso di dormire nel suo letto. L’avevo osservata agitarsi a causa di qualche sogno, aveva pronunciato frasi sconnesse. Qualcosa la tormenta, avevo pensato. Le avevo preso la mano e avevo aspettato che si calmasse, per poi coricarmi anch’io.
Il centro commerciale non era molto affollato, nonostante fosse mezzogiorno. Dopo aver mangiato un trancio di pizza, entrammo in un negozio di vestiti. Mia sorella si mise a parlare con una delle due commesse.
“Posso aiutarti?” chiese l’altra.
Scossi la testa, continuando a controllare Veronica e quella donna. Si parlavano all’orecchio e ogni tanto scoppiavano a ridere, come due amiche adolescenti. La radio trasmetteva vecchie canzoni d’amore rock che mi rattristarono. Quando Chris entrò nel negozio, lo fulminai con lo sguardo.
“E tu cosa ci fai qui?”
“Mi ha chiamato tua sorella, è preoccupata per te,” disse, indicandola.
“Non guardarla!” esplosi.
“Sei gelosa? Sai che sono innamorato solo di te.”
“Non è così… io…” Continuai a osservarla con una tale insistenza che spazientì il mio ragazzo. Proseguii: “Christopher, vorrei soltanto fare shopping insieme a Veronica. Non siamo più uscite da quando la mamma è morta.” Ero solita chiamarlo Chris, eccetto nei momenti di tristezza o di rabbia. Lo feriva in quanto era stato spesso deriso per il suo nome.
La mia giustificazione non lo convinse del tutto, ma decise di andarsene. Sospirai. Era una brava persona, non potevo più fingere. Mia sorella salutò la commessa e continuammo a girare per negozi.
Comprai un paio di jeans bianchi, due magliette, biancheria intima e uno smalto verde smeraldo; Veronica, invece, acquistò un mascara e uno smalto blu pavone. Avevo sentito la tensione abbandonarmi per qualche ora, il volto sorridente come quello di una bambina davanti a un sacchetto di caramelle. Nel parcheggio mi infilò un braccialetto al polso che aveva comprato senza che me ne accorgessi; i suoi polpastrelli sfiorarono la mia pelle, facendomi fremere. Sei troppo vicina, pensai. Il cuore prese a martellarmi nel petto.
“Ho deciso di lasciare Chris,” le confessai tutto d’un fiato, cercando di distogliere l’attenzione dalle sue labbra.
“Perché?” chiese stupita.
A questa domanda non risposi. Salii in auto, restando in silenzio. Il vento entrava dal finestrino abbassato e mi scompigliava i lunghi capelli biondi; la musica in sottofondo mi cullava, come le ninnenanne che mi cantava la mamma quando ero piccola. La strada si era svuotata e Veronica guidava rilassata: non le piaceva mettersi al volante, soprattutto quando c’era traffico; spesso aspettava che si diradasse, restando parcheggiata a lungo e tornando a casa più tardi del previsto.
Ci fermammo in una libreria. Ripensai al fidanzato che avevo immaginato per mia sorella e scoppiai a ridere. Lei mise un braccio intorno alle mie spalle e sorrise.
“Sono contenta di vederti spensierata, per una volta. Oggi mi sento bene.” Fece una pausa, poi riprese: “Il tuo entusiasmo è contagioso,sai? Sono fortunata ad averti come sorella. Ti voglio bene.”
“Anch’io.”
Sentii l’impulso di abbracciarla forte, di non lasciarla andare. Le sue parole mi avevano scaldato il cuore; erano sincere, pure. Le diedi un bacio sulla guancia e le sussurrai un timido “grazie”. Sono io quella fortunata, pensai.
La libreria era spaziosa e ordinata, l’odore di carta stampata. L’atmosfera era tranquilla: le poche persone presenti sfogliavano i libri in silenzio. Veronica si allontanò e tornò poco dopo con un romanzo intitolato Parole Sbagliate. “Parla di una ragazza che trova un libro magico contenente un messaggio in codice da decifrare. Decide di tenerselo  e incominciano ad accadere cose strane. Me l’ha consigliato una collega,” spiegò. Annuii.
“Te lo regalo,” disse poi. Andò a pagarlo e uscimmo dalla libreria.
“Grazie. E tu, cosa vorresti? Se lavorassi al pub del padre di Chris, potrei comprarti qualcosa per ricambiare.”
Scosse la testa. “Vorrei soltanto che tu fossi felice.” Prese una ciocca dei miei capelli tra le dita, mi guardò negli occhi e pianse. Non l’avevo mai vista in lacrime, neanche quando era morta nostra madre.
“Scusa…” Non sapevo come consolarla, quindi l’abbracciai per calmarla.
Veronica mi faceva dei doni ogni mese. “Oggi non è il mio compleanno,” avevo detto la prima volta. “Non importa,” aveva risposto lei. Mi aveva comprato un quaderno e delle gomme da cancellare per la scuola, un mappamondo e un libro. Era ancora un’adolescente che lavorava soltanto d’estate. Grazie, diceva il biglietto che accompagnava ogni suo regalo.
Tornammo a casa per l’ora di cena. Mia sorella salì in camera senza proferire parola, l’espressione mesta.
“Vuoi che cucini qualcosa?” le chiesi, entrando nella stanza.
“No,” rispose laconica.
“Sei sicura? A pranzo hai mangiato solo un trancio di pizza.”
Sospirò. “Cosa vuoi che ti prepari?”
Dopo aver cenato insieme, Veronica tornò in camera. Mi feci una doccia e la raggiunsi. Era intenta a scrivere con il computer portatile, seduta sul letto. Mi spogliai davanti allo specchio, tenendo soltanto le mutande che avevo comprato al centro commerciale. Mia sorella non distolse lo sguardo dallo schermo. Guardami, scema! Perché ti importa più di quello stupido romanzo che di me? Scossi la testa. No, solo una malata di mente come me potrebbe innamorarsi della propria sorella, mostrarle il sedere e sperare di essere desiderata da lei. Quando il mio cellulare squillò, indossai la maglietta e uscii dalla stanza.
“Christopher…” la voce mi si strozzò in gola. Parlammo – o meglio, litigammo – per più di un’ora. Tornai da mia sorella per dirle che avevo lasciato Chris e la trovai addormentata, il portatile sulle ginocchia. Lo presi, facendo attenzione a non svegliarla, e lo appoggiai sulla scrivania. Lessi la storia che aveva scritto: narrava di due ragazze che sembravano amarsi. Ritornai con la mente all’immagine della commessa che le parlava all’orecchio e che la faceva ridere. E se fosse innamorata di lei? No, è solo un racconto di fantasia. Continuai la lettura per scoprire che le protagoniste erano sorelle. È la nostra storia. Salvai il file di testo al suo posto e spensi il computer. Andai a stendermi accanto a lei, il volto raggiante; le strinsi la mano. “Sono perdutamente innamorata di te,” le sussurrai all’orecchio, pensando che non mi avesse sentita.

 

Nelle settimane successive Veronica era diversa dal solito: mi rivolgeva a stento la parola; ogni sera mi preparava la cena e poi usciva, rincasando tardi e il più delle volte ubriaca.
“Perché non resti a casa e guardiamo un film insieme?” le avevo chiesto una volta. Indossava una gonna troppo corta e una maglietta attillata.
“No,” aveva risposto secca.
“Cos’hai?”
Mi aveva guardata con freddezza e se n’era andata.
Iniziai a tenere un diario; le pagine assorbivano le mie lacrime, macchiandosi di inchiostro, come una mappa disegnata male. Annotavo ogni comportamento che Veronica assumeva nei miei confronti, riportavo i miei stati d’animo e scrivevo dei miei problemi con la mente. Avevo persino ripreso ad assumere le pastiglie che mi dava la mamma quando era ancora viva. Quello stesso giorno avevo avuto un’allucinazione. Ho ucciso nostra madre, avevo pensato quando ero tornata alla realtà. Non posso dirlo a Veronica, non deve saperlo. È tutto così confuso nella mia testa. Perché mia sorella aveva parlato di suicidio? E poi… io sono innamorata di lei. In quell’istante avevo avuto un’illuminazione: Veronica si era svegliata e mi aveva sentita mentre le confessavo i miei sentimenti. Avevo preso a pugni il cuscino, le lacrime che scendevano copiose dai miei occhi, come un fiume in piena. Sono stata una stupida! Non voglio perderla…
L’orologio appeso al muro della cucina segnava le 19. Mia sorella entrò in casa con due pesanti buste di plastica.
“Aspetta, ti aiuto.” Provai a sfilargliene una dal polso, ma lei la strattonò e il suo contenuto si riversò a terra.
“Scusa…” Raccolsi i sacchetti contenenti le carote, le patate e le mele, la confezione da otto yogurt e quella dei cereali. Veronica mi accarezzò la schiena. Mi voltai e la guardai: il suo sguardo era triste. È colpa mia, pensai. L’ho ferita con i miei sentimenti.
“Scusami,” disse poi. “Ti ho trattata male. È solo che…”
“Mi sono innamorata di te,” l’anticipai.
“Lo so, ma è sbagliato. Siamo sorelle. Ho cercato di tenerti lontana per il tuo bene, nella speranza che ti dimenticassi di me in quel senso. Non è stato facile, odio vederti soffrire. Perdonami, non avrei voluto ferirti in questo modo.”
“Ma io ti amo!”
Mi avvicinai a lei e la strinsi forte. “E tu cosa provi per me?” le chiesi, nonostante conoscessi la risposta.
Non disse nulla, lo sguardo basso. Le alzai il mento con la mano affinché mi guardasse negli occhi; ripetei la domanda con calma, in attesa della sua replica.
Perché non parla?  Le scostai i capelli dal collo e lo baciai. Veronica non oppose resistenza; se ne stava immobile, come se fosse priva di forze, di emozioni. Quando accostai le mie labbra alle sue, mi respinse
“Cosa stai facendo? Siamo sorelle!”esplose.
“Io…”
“Siamo sorelle,” ripetè, lo sguardo mesto.
“Che cosa provi per me?” provai a domandarle un’ultima volta.
“Non ricambio i tuoi sentimenti, mi dispiace.”
Veronica mi ha rifiutata, pensai. Mi alzai, senza guardarla, e uscii di casa, incurante della pioggia.

 

La foto che mi ritraeva insieme a mia sorella era leggermente storta. Mi alzai dal letto con l’intenzione di sistemarla, invece la staccai dalla bacheca di sughero e l’osservai. Era la mia fotografia preferita: in quell’istante avevo capito di essere attratta da lei. “Sei bellissima,” mi rivolsi alla ragazza immortalata nello scatto, accarezzandole la guancia con l’indice della mano destra. Mi abbandonai a un pianto disperato, squarciando il silenzio innaturale presente nell’abitazione. Quella sera ero scappata di corsa senza prendere le mie cose – compreso il cellulare – e mi ero rifugiata nella casa dove avevamo vissuto con la mamma; non era ancora stata venduta, ma Veronica veniva spesso a pulirla e ad arieggiarla. Mi ero tolta gli indumenti fradici di pioggia, mi ero asciugata i capelli con un asciugamano consunto e avevo indossato una lunga maglietta che mia sorella aveva dimenticato lì qualche giorno prima.
Mi addormentai. Feci uno strano sogno: Veronica non era mia sorella, era una mia amica d’infanzia che si era innamorata di me, che mi baciava e che mi desiderava. Se non fossimo sorelle, potremmo stare insieme? mi chiesi, svegliandomi con i primi raggi del sole che entravano dalla finestra aperta. Sentii un rumore: era mia sorella che sbatteva la portiera della sua automobile. Scesi le scale di corsa, i capelli arruffati. Lei aprì la porta e me la ritrovai davanti.
“Allora eri qui…” Tirò un sospiro di sollievo.
“Non volevo farti preoccupare.”
“Torniamo a casa,” disse, guardardandomi con tenerezza e apprensione.
Scossi la testa. “Ho ucciso la mamma. Mi dispiace. Non odiarmi, ti prego. Mi dispiace.” Provai a scusarmi. Non voglio perderla, pensai.
“Calmati, piccola.” Mi accarezzò il braccio, poi si avvicinò a tal punto che potevo sentire il suo respiro affannoso. Sfiorò delicatamente le mie labbra con le sue. L’allontanai con decisione, nonostante desiderassi baciarla.
“Non possiamo, siamo sorelle.” Dover rinunciare a lei era la cosa più difficile per me.
“Non siamo sorelle, almeno non di sangue.”
La guardai confusa. “Che stai dicendo?”
“È così: I tuoi genitori biologici ti avevano abbandonata davanti al portone di casa nostra. Quando ti avevamo trovata, piangevi per la fame o per il freddo, non lo so. Desideravo tanto una sorellina, avevo solo cinque anni. Per fortuna i miei erano riusciti ad adottarti, così iniziasti a far parte della nostra famiglia.”
“Perché non me l’hai detto prima? E perché hai tentato di baciarmi? Tu non ricambi i miei sentimenti, ricordi?” Ero sconvolta. Feci dei respiri profondi per calmarmi.
“I miei mi avevano fatto promettere di non dirti nulla per non ferirti. Avrei voluto dirti la verità durante questi mesi, ma avevo paura di perderti. Mi detesti?”
“Non potrei mai detestarti, lo sai.”
Veronica mi guardò negli occhi, tenendomi per mano. “Non pensare che per me sia stato facile: quando baciavi Chris, dovevo reprimere la gelosia; quando ti spogliavi, dovevo cercare di non guardarti; quando ti avvicinavi, dovevo allontanarti. Fingere di non amarti e di non desiderarti, di vederti solo come una sorellina, iniziava a diventare una tortura.”
Abbassai la testa: era il mio modo di chiederle scusa. Non mi ero accorta dei suoi sentimenti, essendo concentrata soltanto su me stessa. Sono un’egoista. L’ho ferita. Come fa ad amarmi?
La ragazza riprese a parlare: “Tu mi hai salvata, come un angelo. Sai, odiavo la mamma.” Si tolse la maglietta e indicò una cicatrice lungo l’addome, poi si voltò e ne indicò un’altra lungo tutta la schiena. “Quando le cose tra lei e mio padre andavano male, si sfogava su di me. Sai, a volte qualcosa si rompe nella mente di qualcuno e a pagarne le conseguenze sono i suoi cari. Ma lei ha smesso di farlo con il tuo arrivo. Dopo un anno papà ci abbandonò, sparendo nel nulla. Avevo paura che la mamma potesse prendersela con me o con te, invece iniziò a chiudersi in se stessa. Era come se fosse avvolta da una membrana trasparente che le impediva di relazionarsi con il mondo esterno e di esprimere le sue emozioni. Sono sola, non ho neppure una famiglia.”
“Non sei sola, tu hai me!” Le spostai le braccia dall’addome che cercava di coprire.
“No, non voglio che tu veda ancora il mio corpo imperfetto! Quando mi spogliavo, i ragazzi mi guardavano schifati e mi lasciavano. È per questo che non ho mai avuto una relazione duratura. Sei sicura di volermi ancora?”
“Sì, sei bellissima.” Le sfiorai la cicatrice con le labbra; Veronica prese il mio volto tra le mani e ci baciammo appassionatamente.
“Smetti di prendere le pastiglie di mamma,” disse, accarezzandomi la guancia. “Non ti fanno bene. Ha cercato di propinarle anche a me, facendomi credere di essere pazza. Ti proteggerò da qualsiasi cosa, te lo devo.”
Mi strinse forte. “Ti amo,” le sussurrai all’orecchio.
“Sei il mio angelo.”
Ce ne andammo da quella che era stata la nostra casa per anni. Veronica mi mise un braccio attorno alle spalle, sorridendomi. Il sole illuminava l’inizio di una nuova giornata e il nostro amore appena sbocciato.

 

 

Dolore

Ogni giorno combatto contro il dolore. È come un mostro che so di non poter sconfiggere, ma almeno riesco a temporeggiare. Ecco, io temporeggio.
Quando gioco a scacchi, prendo tempo.
Quando leggo, prendo tempo.
Quando guardo le serie TV, prendo tempo.
Faccio tante cose per guadagnare tempo in attesa di trovare una soluzione, un modo per distruggere il dolore che si è impossessato di me.
Quando mi fermo, rischio di farmi annientare.
Per questo prendo tempo.
Non posso fermarmi.
Non posso.

Parole Sbagliate – I commenti dei miei lettori

Donatella Peroni

Un romanzo coinvolgente, scorrevole, simpatico. Una storia carica di mistero, immaginazione e sentimento.
La protagonista è Alice, un’aspirante scrittrice che lavora in una libreria. Un giorno trova un libro misterioso che si intitola appunto “Parole sbagliate” e da quel giorno inizieranno ad accadere cose strane.
“Parole sbagliate” è un esempio concreto di come un’autrice consegna ai lettori un racconto singolare, unico.
Scorrendo le pagine, i suoi stati d’animo si comprendono in modo esplicito. Le sue emozioni sono la cosa più delicata che possiede e ce le trasmette.
Affronta molti temi delicati tra cui il bullismo a scuola o la perdita di una persona cara, ma senza rendere il libro troppo pesante.
E’ un mix di più generi: mistery, “fantasy”, romantico.
L’autrice ha avuto il potere di tenermi “incollata” alle pagine del suo romanzo dall’inizio alla fine. Il modo in cui presenta i personaggi e le ambientazioni, le innumerevoli cose strane che accadono, invitano il lettore a continuare la lettura fino alla fine, in un fiato. Personalmente amo il modo in cui riesce a concatenare le vicende che racconta.
Molto ben scritto.

parole sbagliate donatella peroni

Foto di Donatella Peroni

 

Morena Capp

La mamma di Claudia Leto, affezionata lettrice, ha trovato Parole Sbagliate interessante e non piatto come certe storie tutte uguali e che ogni pagina che leggeva era curiosa di sapere che succedeva dopo! Poi lei si appassiona solo a cose che non l’annoiano, quindi le ha fatto un’impressione positiva.

Recensione di Claudia Leto

parole sbagliate morena capp

 

Davide Marchionne

Ho letto questo libro un po’ di tempo fa, ma lo ricordo ancora con molto piacere. Ricordo le avventure e disavventure di Alice, bibliotecaria e aspirante scrittrice che trovando tra i libri a metà prezzo “Parole Sbagliate” dà inizio ad un misterioso gioco di messaggi in codice che le farà mettere in discussione l’esistenza umana. La parte dell’uomo che dalle sue ferite escono oggetti utili al prossimo è geniale. Il finale poi è magistrale, consiglio vivamente di leggerlo.

 

Sonia Bartelloni

Mi è piaciuto molto, un racconto scorrevole, piacevole e originale! Anche se a tratti un po’ malinconico…
Io pur conoscendoti poco credo che in Alice ci sia molto di te… credo che tu abbia cercato tramite Alice, di parlarci un po’ di te…
Ti faccio i miei complimenti e ti invito a scrivere ancora! Perché come dice Giacomo…”Sei brava con le parole”.

 

Anna Simoncelli

Brava Elisa, bella storia, scritto bene, scorrevole, interessante e mai noioso, con un pizzico di malinconia e un po’ di mistero, giovane e profondo, mi è veramente piaciuto.

parole sbagliate anna simoncelli

Foto di Anna Simoncelli

Parole Sbagliate – La recensione di una mia lettrice

Melania Nalin:

Cara Elisa il tuo libro “Parole Sbagliate” è stato proprio una piacevole sorpresa! Mi spiego meglio, me lo aspettavo diverso invece hai stravolto l’idea che mi ero fatta. Ben mi sta così imparo a non crearmi aspettative.
Un bel libro, scritto bene e soprattutto coinvolgente. Ho trovato un bel po’ di spunti di riflessione durante la lettura e questo mi è piaciuto.
In Alice la protagonista, per quello che ti posso conoscere, vedo te mi sbaglio?
Senza dubbio consigliato.

 

parole sbagliate melania nalin

Recensione Parole Sbagliate

 La recensione è a cura di Claudia Leto

 

Ho letto “Parole Sbagliate” per la prima volta in un caldo pomeriggio estivo seduta in una panchina sotto l’ombra di un albero, ricordo che ad un certo punto è spuntata una lacrima per una parte che mi aveva particolarmente toccata. Purtroppo, per via di vari problemi, non ho più lasciato qui un mio parere personale, quindi ho deciso di riprenderlo in mano e oggi l’ho iniziato e finito nell’arco di qualche ora!
Devo ammettere che inizialmente la divisione del libro per paragrafi e non capitoli mi ha leggermente “spaventata” poiché ho letto un libro con la stessa suddivisione ed era molto dispersivo, non c’era mai un punto buono per mettere il segnalibro e riprendere senza dover rileggere le ultime parole! Su questo, però, mi sono dovuta decisamente ricredere perché questa scelta mi ha incuriosita e man mano che procedevo nella lettura mi sono accorta che il tutto scorre fluidamente e si può benissimo interrompere a fine paragrafo senza perdere poi il filo. Un lato sicuramente positivo è che non risulta mai monotono o pesante, non è affatto una storia sentita e risentita come se ne trovano molte, ha una sua unicità accompagnata ad uno stile di scrittura semplice e allo stesso tempo appassionante. I dialoghi sono profondi e mai inseriti a caso tanto per allungare la frittata, cosa che a volte risulta difficile.
Proseguendo nella storia, ho notato che praticamente tutti i personaggi hanno nomi di persone che conosco e però, nonostante la “paura” che potessi associarli a loro e questo rovinasse la lettura, la storia mi ha preso così tanto da farmi dimenticare questo dettaglio.
Alice è assolutamente uno dei miei personaggi preferiti tra i libri che ho letto, mi ritrovo molto in lei per il suo essere sognatrice e curiosa, per la voglia di andare a fondo nelle situazioni e non fermarsi alla superficie, e sicuramente per il suo lato emotivo ma combattivo che mi fa provare molta empatia verso di lei. Una delle cose più belle sono proprio i collegamenti, dapprima invisibili e inconsapevoli, tra lei e i vari personaggi della storia, tutti hanno un ruolo e tutto è collegato bene tra sé. I momenti in cui Alice parla di Greta o pensa a lei, sono quelli che mi hanno emozionata più di tutti, è inevitabile versare qualche lacrima conoscendo man mano quella parte della sua vita e mi piacerebbe uno spin-off che parli più approfonditamente del loro rapporto come un flashback! Nonostante lei sia molto legata ai ricordi lontani, ammiro il modo in cui prova a dare una chance all’amicizia con le persone che le stanno accanto in questa avventura.
Mi piace, poi, che vengano messe in risalto cose come l’amore per la musica, la scrittura e la fantasia, ponendo l’accento su una parte della società che non è “contaminata” dai social network o dall’idea tipica del divertimento tra i giovani.
Penso che la storia, tolto il contesto, voglia far capire come i dettagli che a volte tralasciamo o diamo per scontati, per esempio le parole che indirizziamo a qualcuno, siano invece una componente importante per noi, per gli altri e per i rapporti con le persone.
Insomma, è un libro da avere per forza nella propria libreria, è una storia in cui il mistero e la magia si combinano bene con la vita di tutti i giorni.
L’unico “lato negativo” è che mi sarebbe piaciuto vedere un ulteriore sviluppo nella relazione tra lei e il ragazzo dai capelli lunghi, perché “mi è partita la ship”, come diciamo noi fans! Magari un continuo ci starebbe bene!

Buona lettura!