Recensione #52 – Rodrigo Gambarozza e Scricciolo il suo scudiero di Michael Ende e Wieland Freund (Review party)

Rodrigo Gambarozza e Scricciolo il suo scudiero è un libro per bambini scritto da Michael Ende e Wieland Freund. In Italia è stato pubblicato da De Agostini.

Prove di coraggio, avventure, tranelli: Michael Ende e Wieland Freund intrecciano le storie di due personaggi opposti regalandoci una nuova favola moderna. Si dice che Rodrigo Gambarozza sia il predone più pericoloso e spietato al mondo, e che nessuno abbia mai osato incrociare il suo cammino. Tutti lo temono e ne hanno paura. Tutti tranne Scricciolo, che ha un unico desiderio: diventare un grande scudiero al fianco del famigerato Rodrigo. Ma se il feroce brigante fosse… diverso da come si racconta? Se fosse timido, introverso, sensibile, e si fosse costruito la nomea di tiranno unicamente per tener lontano i petulanti seccatori? Un ragazzino testardo in braghe colorate sta per mettere a repentaglio la carriera di cattivo che il burbero fuorilegge si è faticosamente costruito. Riuscirà Rodrigo a sbarazzarsi di questo mocciosetto, che pende dalle sue labbra e vuole a ogni costo diventare il suo migliore amico, o dovrà arrendersi?

Scricciolo si presenta come un bambino che non conosce la paura perché ha ancora un’anima pura. È ingenuo, ma anche molto determinato.
Vive con i genitori (Papà e Mamma Dick) in un carro trainato da tre asini. La sua è una famiglia di marionettisti incapaci. L’unico con un po’ di buon senso sembra essere Socrate, un pappagallo che cerca sempre una soluzione nei libri.
È aperto alle novità, non come i Dick.
Il suo sogno è diventare lo scudiero di Rodrigo Gambarozza, il più temibile dei briganti.
Quello che il piccolo non sa è che in realtà Rodrigo ha sempre indossato una maschera: si è finto coraggioso e cattivo per nascondere le proprie paure e insicurezze e soprattutto per evitare gli altri. Si è inventato assurde storie sul proprio conto, migliori di quelle inscenate dai teatranti Dick, e ha creato finti resti dei finti nemici che non ha mai sconfitto davvero. Preferisce rimanere in casa, a coltivare patate e a prendersi cura dei cactus con amorevolezza. La corazza che si è costruito con una rete di bugie studiate a tavolino è più salda e invalicabile di un’armatura, ma rischia di essere scoperto proprio dal bambino.

Lungo il suo cammino Scricciolo incontra svariati personaggi, quali la principessa Filippa Annegunde Rosa, nipote del Re Killian l’Ultimo, il mago di corte Rabanus Rochus e il drago Wak.

La principessa Filippa Annegunde Rosa, detta Flip, è una bambina scaltra, coraggiosa e intelligente. Suo zio, il Re Killian, ha deciso di lasciarle in eredità il trono, nonostante sia una femmina e sia rara nel Medioevo una scelta simile.
Lei è una vera principessa anche se si cambia d’abito perché, a differenza di Scricciolo, Rodrigo e tutti gli altri, è ciò che vuole essere, senza vergognarsi e senza provare timore.
Quando sparisce nel nulla, il re si preoccupa e si incupisce ancora di più. L’uomo infatti soffre di malinconia, una malattia che durante il Medioevo non poteva essere curata grazie all’intervento di esperti nel settore (psicoterapeuti o psichiatri) e di farmaci. Il medicus di corte, Padrubel, gli “prescrive” terapie a base di cibi bianchi, bagni caldi e spettacoli divertenti. La depressione veniva considerata un “male nero”, proprio come i tempi bui in cui vivevano gli abitanti, privi di elettricità.
Al contrario, Rabanus Rochus vorrebbe che le condizioni di salute di Killian peggiorassero per prendere il suo posto. In tutti quegli anni si è servito di Wak per sembrare un vero mago. In cambio dei poteri magici, Rabanus gli ha promesso un tesoro sul quale potersi sedere.
Il drago ha sempre vissuto nell’ombra, è nero e ha paura dei fantasmi.

.Tanti sono gli imbroglioni in questa storia. Privi del coraggio di essere ciò che vorrebbero, vivono una vita a metà. Solo la principessa Flip può dirsi felice e soddisfatta della propria esistenza.

Scricciolo vive un’incredibile avventura che gli permette di conoscere la paura e di maturare, di essere più sveglio e sicuro di sé. Lui e Rodrigo si migliorano a vicenda; il loro incontro porta un beneficio a tutti quanti. Persino il pratico Socrate si mette in discussione.

Rodrigo Gambarozza e Scricciolo il suo scudiero è un romanzo di formazione, che racconta di timori, di prigioni, interiori ed esteriori, di coraggio, di amicizia e di lealtà.

Affronta con squisita delicatezza e con un pizzico di ironia temi importanti come l’accettazione delle emozioni umane, pure quelle negative come la paura, che in alcuni casi si rivelano addirittura preziose e la ricerca di una propria dimensione.

Ci fa capire che avere paura non è sbagliato, purché non diventi un’abitudine. Quando siamo spaventati, possiamo trovare un’inaspettata forza dentro di noi. Se non ci fosse la paura, non esisterebbe neppure il coraggio, una virtù molto importante che sta svanendo.

Tutti noi, grandi e piccini, dovremmo sempre essere onesti con noi stessi e con gli altri per essere felici e vivere la miglior esistenza possibile. Rifugiarsi in un castello fatto di menzogne non serve a nulla, non ci rende liberi di scoprire le bellezze del mondo.

La storia di Rodrigo Gambarozza e di Scricciolo insegna ai lettori i valori importanti della vita.

Ci sono anche delle sottotrame molto interessanti, che fanno comprendere l’importanza delle storie che vengono raccontate e tramandate nel corso degli anni.

Rodrigo Gambarozza e Scricciolo il suo scudiero è un libro per bambini divertente, profondo e scorrevole. La storia viene accompagnata da alcune illustrazioni in perfetto stile De Agostini. I personaggi sono caratterizzati bene.

Lo consiglio a chi ha smarrito la strada e non riesce più a trovare la luce in quel buio che spaventa un po’ tutti, a chi cerca una lettura avventurosa, tenera e con dei messaggi positivi e a chi ha bisogno di evadere dalla quotidianità.

Non potrete non amare il piccolo Scricciolo dal cuore d’oro, la vera natura di Rodrigo, il pappagallo Socrate e persino il drago Wak.

Nota: i primi tre capitoli del libro sono stati scritti da Michael Ende nei suoi ultimi anni di vita, per poi essere ripreso e ultimato da Wieland Freund. Il lettore non si accorge di questo “cambiamento”, lo stile rimane lineare e scorrevole. Mi chiedo come sarebbe stata la storia se fosse stata scritta solo da Ende, ma sono contenta che Freund l’abbia terminata per lui e ci abbia regalato un altro romanzo degno di nota.

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Ringrazio De Agostini per avermi fornito il cartaceo per la recensione e Debora di All In My World Debbyna per avermi inserita nel review party. .

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Recensione #34 – Incatenati al passato di Angela Quaranta

Incatenati al passato è un libro per bambini scritto da Angela Quaranta e pubblicato in self su Amazon. È il secondo volume della serie “Viaggiatori nel tempo“. 

 

È iniziata con uno scontro l’amicizia tra Lulù, Loki, Zorba e Fritz.
Un’amicizia che nessuno si aspettava ma che è cresciuta e si è consolidata dopo ogni prova che i quattro gattini hanno dovuto superare.
Ma proprio quando la missione sembrava conclusa, ecco che uno sgangherato marchingegno li ha catapultati indietro nel tempo.

Nel 649 d.C.

Cosa ci sarà ad attendere i piccoli amici in un’epoca così lontana?
Riusciranno, almeno questa volta, a tenersi lontani dai guai?
Ma soprattutto, saranno in grado di tornare a casa, nella loro epoca?

 

 

Loki, Zorba, Fritz e Lulù sono quattro mici-amici provenienti da Parigi.

Uno strano marchingegno, realizzato da Gaston, il padrone di Lulù, li ha catapultati indietro nel tempo, più precisamente nel 649 d.C.

I ritmi degli abitanti del posto sono legati alla natura: si svegliano all’alba, lavorano nei campi finché non fa buio e poi vanno a dormire. Le abitudini dell’epoca si scontrano con quelle dei gattini, che dapprima si sentono spaesati. La lingua è incomprensibile: si tratta infatti del latino. Soltanto Fritz, lo studioso del gruppo, sembra avere dimestichezza con il linguaggio antico.

Come se non bastasse, le persone del villaggio dove sono finiti hanno paura di Zorba in quanto gatto nero. La loro mentalità ancora ottusa lo associa al diavolo e costringe i quattro amici ad andarsene. (❝La gente ha sempre avuto paura di quello che è diverso o che non capisce.❞)

Quando cala la notte, si rifugiano in una casa al limitare del bosco. Ben presto si imbattono nella strana proprietaria, una nonnina zuccherosa di nome Mildred.

I quattro sentono che c’è qualcosa che non quadra in quella donna e decidono di indagare, dividendosi: Fritz e Loki trascorrono le giornate nella sua casa, mentre Zorba e Lulù perlustrano la zona. Inoltre, scelgono un punto di ritrovo per aggiornarsi su ciò che riescono a scoprire.

I due micetti sono in grado di comprendere le parole di Mildred, che, proprio come loro, appartiene all’epoca moderna; al contrario, lei non capisce il loro linguaggio. Ciò dimostra che non è una strega.

La verità è che la donna è finita in quell’epoca a causa di un incantesimo di  Cassandra, una strega incapace di compiere magie più complesse senza l’aiuto di un M.a.g.u.s. (Magici Gatti per Usi Speciali).

Mildred cova molta rabbia nei suoi confronti: ha trascorso gli anni tra l’emarginazione sociale e il disperato desiderio di tornare a casa. (“Ho trascorso gli ultimi anni della mia vita in questo posto in mezzo al nulla, in un tempo in cui non dovrei esistere, faticando capire la gente che mi circonda è messa al bando come una reietta. Come come una strega. Perché, sebbene qui nessuno conosca la verità su di me, tutti avvertono, in qualche modo, che sono diversa.”)

Per completare la pozione che li ricondurrà all’epoca moderna ha bisogno del loro aiuto, soprattutto l’aiuto quello di Zorba. Le mancano soltanto due ingredienti.

I quattro amici scoprono che Tea, il M.a.g.u.s. di Cassandra, si trova da qualche parte in quella zona: il libro degli incantesimi della strega non è l’unica cosa che Mildred ha portato via con sé durante il teletrasporto. Ancora non sanno che la gatta è in quella casa e che è in grave pericolo…

 

Loki è un gatto norvegese dal pelo folto e lucido. Lui è il più grosso di tutti, perciò si fa sempre avanti per proteggere i suoi amici. Ha un carattere cinico e spesso si azzuffa con Lulù per alleviare le tensioni. Rispetto agli altri non ha nulla da perdere; questo lo porta a essere molto più protettivo nei confronti dei suoi amici.

Zorba è un giovane gatto dal pelo lucido e dagli occhi del colore dell’ambra. Lui è un british nonché un M.a.g.u.s. ancora inesperto. Non pensa infatti di essere all’altezza del padre.

Lulù invece è un gatto tricolore. A causa del suo carattere snob, Loki l’ha soprannominata principessa. Sente molto la mancanza del suo padrone Gaston e desidera tornare al più presto da lui nella sua amata Parigi.

Infine c’è Fritz, un soriano di colore grigio e dal manto spelacchiato. Ha un corpo troppo magro. È l’unico in grado di leggere e conosce molte cose sulla storia. Insomma, è proprio un secchione! Non non è molto sicuro di sé, parla poco ed è piuttosto goffo. A causa della pozione di una strega può diventare invisibile o  comparire a intermittenza, ma non ha ancora imparato a controllare il proprio “potere”.

I quattro mici-amici si completano: senza il lato pratico di Zorba, quello razionale e intellettuale di Fritz, quello forte e cinico di Loki e quello saggio di Lulù, come farebbero gli altri a sopravvivere? Persino la gatta snob, arrivata per ultima, è parte integrante del gruppo; è stata accolta a “zampe aperte”. 

Affrontando numerose difficoltà e rischiando più volte di cacciarsi nei guai, i protagonisti rafforzano il legame che li unisce.

 

Nonostante sia il secondo di una serie, il lettore potrebbe leggere questo libro anche senza aver letto il primo grazie a qualche breve spiegazione dell’autrice. Questo, a mio avviso, è un punto a suo favore.

 

Incatenati al passato è una bellissima storia d’amicizia, coinvolgente e scritta bene.

Affronta svariati temi, quali la paura del diverso, l’amicizia, la lealtà, il cambiamento.

Fritz è sempre stato il gatto più goffo e insicuro del gruppo, ma stavolta dimostra delle insospettabili doti da leader. Si rende utile senza combinare qualche pasticcio, come è solito fare. Mette a disposizione degli altri le sue innumerevoli conoscenze e coordina le varie operazioni per salvare Tea e per riuscire a creare la pozione che li riporterà a casa.

Anche Lulù cambia: non è più la gattina viziata che hanno conosciuto gli altri tre, si rivela più coraggiosa e disponibile all’azione. Lo stesso Loki, sempre molto scontroso, riesce a tranquillizzarla e, per il bene di tutti, mette un po’ da parte il suo carattere tendente al litigio.

Infine Zorba acquisisce delle nuove consapevolezze circa il suo potere magico. Non può più vivere all’ombra del padre, soprattutto nel momento del bisogno.

Questo è un altro punto a favore del libro.

Angela Quaranta fa capire a grandi e piccini l’importanza dell’amicizia, dell’unione e del rispetto nei confronti del diverso. Non bisognerebbe mai giudicare dalle apparenze, maltrattare un gatto soltanto perché il suo pelo è nero. Sono queste le cose che vuole ricordarci l’autrice di questo bellissimo romanzo.

 

In definitiva, Incatenati al passato è un libro per bambini capace di coinvolgere anche gli adulti per le tematiche importanti che affronta e per le emozioni che trasmette. È scorrevole. I personaggi sono caratterizzati bene (sono profondi e interessanti). Il testo è accompagnato da delle illustrazioni molto carine, che mi hanno ricordato un po’ quelle dei libri della collana Il battello a vapore. Il finale è divertente e preannuncia un terzo volume ancora più avventuroso e intrigante.

Lo consiglio a chi si sente escluso, diverso e non capito, a chi ha perso la fiducia in una cosa tanto preziosa come l’amicizia, a chi cerca una lettura appassionata per il proprio figlio (o per divertirsi insieme a lui), a chi ama la storia e vuole fare un tuffo nel passato.

 

Vi auguro di trovare degli amici speciali come loro!

 

Voto:⭐⭐⭐⭐⭐/5

 

[Recensione del primo volume]

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(Fonte foto e trama: Amazon)

 

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Recensione #26 – Aria e altri coccodrilli di Silvia Pillin

Aria e altri coccodrilli è un romanzo scritto da Silvia Pillin e pubblicato da Augh! Edizioni.

 

Aria ed Eva hanno diciotto anni, frequentano la stessa scuola e la stessa biblioteca, ma non si conoscono. Eppure hanno molto in comune: entrambe vorrebbero smettere di esistere. Aria ha un quaderno in cui annota i luoghi, i libri, le frasi, i modi del morire, domandandosi se troverà mai il coraggio di passare dalla teoria alla pratica, e intanto cerca di racimolare i soldi per il corso di scrittura che potrebbe essere un motivo per vivere ancora un po’. Eva si butta dalla finestra e basta, ma sopravvive a se stessa e dopo tutto è quasi peggio. Quando le loro strade si incrociano, grazie a un biglietto non firmato e a un esercizio di scrittura, qualcosa inizia a cambiare. I loro coccodrilli, forse, possono ancora essere addomesticati.

 

Non c’è limite al peggio: lo sanno bene Aria ed Eva, due diciottenni che hanno in comune il desiderio di suicidarsi.

Aria frequenta la quinta superiore presso l’istituto commerciale della sua città. Il padre è violento, la madre la rimprovera tutte le volte che non rientra all’orario prestabilito e la sorella, Elena, è viziata e “perfetta”.
Scrive sul suo quaderno del morire i metodi per togliersi la vita, legge le notizie di altre persone che hanno compiuto il gesto estremo e partecipa ai funerali di sconosciuti che ammira per essere riusciti nell’impresa. I suoi interessi sono particolari, diversi da quelli degli altri adolescenti, tanto da farle pensare di non essere normale, di avere qualcosa di sbagliato nella testa.
T
rascorre le sue giornate a dormire, a leggere, a guardare serie TV, a piangere e talvolta a scrivere.  L’esistenza di Aria appare vuota, priva di realtà e di connessioni; per  lei vivere non ha alcun senso. Avrebbe bisogno di autenticità, di fidarsi degli adulti.
Q
uando si reca in biblioteca, osserva una ragazza della sua scuola senza salutarla e parlarle. Crede che la vita della sua coetanea sia “perfetta”, che sia amata dai genitori, che sia una persona normale. Non sa che Eva è come lei, che deve combattere ogni giorno contro la depressione.

Eva ha un fratello di dieci anni, Matteo, e una madre troppo apprensiva. Gioca a pallavolo e ha buoni voti. Sembra una ragazza qualunque, invece nasconde un grande dolore che le impedisce di stare bene e di compiere le azioni più semplici. Al contrario di Aria, i suoi comportamenti sono di facciata e finge di essere come gli altri.
Arrivata al limite, decide di porre fine alla propria esistenza buttandosi dalla finestra della sua camera al secondo piano. Non muore, ma viene ricoverata in terapia intensiva.
A
ria scopre l’accaduto e inizia a mostrare un certo interesse nei confronti della misteriosa ragazza che ha provato a uccidersi.

I destini delle due diciottenni si incrociano quando Aria lascia un biglietto anonimo a Eva e cerca, con mille difficoltà e tante bugie, di partecipare a un laboratorio di scrittura creativa tenuto dal suo scrittore preferito.

È proprio il suicidio a unirle.

 

Aria e altri coccodrilli è un romanzo di formazione che affronta i temi del suicidio, della depressione, della solitudine e delle difficoltà durante l’adolescenza (la scarsa autostima, i problemi con i compagni di classe o con i professori, il rapporto conflittuale con i genitori).

L’autrice è riuscita a creare un personaggio autentico e mai scontato. È facile immedesimarsi nella protagonista, Aria. Leggendo i pensieri di quest’ultima, mi è tornato in mente il periodo della scuola: anch’io odiavo studiare economia aziendale e pensavo che la vita non avesse senso; non avevo amici e preferivo leggere e scrivere al posto di uscire.

C’è una buona dose di introspezione, che permette al lettore di entrare nella mente delle ragazze, di conoscere i loro pensieri più negativi e torbidi.

Trattare il delicato tema della depressione non è da tutti e Silvia Pillin è stata in grado di farlo con una sorprendente quanto straordinaria spontaneità.

Scava nelle profondità dell’animo umano e fa riflettere sull’importanza della vita, di trovare le persone giuste, di non arrendersi e di non permettere ai pensieri negativi di avere la meglio. Quasi tutti hanno pensato, almeno una volta, di togliersi la vita, di smettere di provare dolore. Porre fine alla propria esistenza significa perdere tutto, compresa la possibilità di realizzare un sogno o di trovare la tanto agognata serenità. C’è chi dovrà sempre combattere contro i propri demoni, con la speranza di “guarire”.

 

In definitiva, Aria e altri coccodrilli è un libro dalla trama originale e intrigante, scritto abbastanza bene, con dei personaggi diversi e ben caratterizzati, difficili da dimenticare, e un finale toccante.

Lo consiglio a tutti, in particolar modo a chi sta soffrendo in questo periodo e ha perso la vita.

Ricordiamoci che nessuno è solo, che tutti noi dobbiamo affrontare le nostre battaglie quotidiane e che, in un modo o nell’altro, dobbiamo cavarcela. 

 

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(Fonte trama e copertina: Amazon)

 

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Recensione #24 – One Week Friends di Matcha Hazuki

E se ogni settimana tutti i tuoi ricordi si cancellassero? Sette giorni per conoscersi. Una sfida tenace per lasciare un segno nella memoria e nel cuore.
Oggi vi parlo di One Week Friends!

 

One Week Friends è un manga scritto e disegnato da Matcha Hazuki. In Italia è stato pubblicato da Planet Manga.

 

Yuki Hase è deciso a diventare amico della solitaria Kaori Fujimiya che si rivela una ragazza dolce e socievole. Ma questa amicizia sembra non avere futuro: ogni settimana, infatti, Fujimiya perde tutti i suoi ricordi legati agli amici… Per Hase inizia così una tenera sfida per lasciare un segno indelebile nella memoria e nel cuore!

 

Yuki Hase è un ragazzo gentile, premuroso, affidabile e determinato. Frequenta il secondo anno delle superiori e vorrebbe fare amicizia con Kaori Fujimiya, una compagna di classe schiva e distaccata.

Kaori non ha amici e non sorride mai. Il suo modo di fare potrebbe essere scambiato per arroganza, ma in realtà nasconde un segreto: i ricordi legati ai suoi amici si resettano ogni settimana. Ed è proprio a causa di questo suo problema che preferisce stare in disparte, attirandosi persino delle antipatie all’interno della sua classe.
L
a sua “copertura” salta quando Hase decide di avvicinarsi a lei per diventarci amico e scopre che la ragazza è dolce, pura e ingenua.

Nonostante le difficoltà e l’iniziale lato scostante di Kaori, Hase non demorde e ogni settimana . Per non dimenticare i progressi fatti, le suggerisce di tenere un diario.

Con il tempo Kaori impara a conoscere Hase e se stessa, a divertirsi, a sorridere e a crearsi dei ricordi con il suo amico. Non sempre sa come comportarsi e ha molte cose da imparare, non avendo avuto amici per cinque anni e avendo dimenticato quelli del passato.

L’amnesia della ragazza, infatti, dipende da un episodio traumatico di quando frequentava la sesta elementare. Hase è intenzionato ad aiutarla a ritrovare la memoria e il sorriso.

Il diario che lei tiene ogni settimana e che rilegge il lunedì mattina prima di recarsi a scuola l’aiuta ad avvicinarsi al suo “primo caro amico”, a ricordarlo. Sono proprio i dettagli più insignificanti, come il numero di grammi di zucchero da mettere nella frittata per lui, a rimanerle impressi.

Al contrario di lui, è brava in matematica e spesso lo aiuta a studiare.

Talvolta Hase si scopre geloso della sua amica e del rapporto speciale che hanno creato.

Ma il giovane non è il solo a conoscere il segreto di Kaori: anche Shōgo Kiryū viene a scoprirlo.

Shogo è il migliore amico di Yuki Hase. Si sono conosciuti alle medie e sono molto bravi. Nonostante dorma in classe, ha buoni voti ed è intelligente. Le ragazze lo trovano attraente per la sua aura di mistero ed è molto schietto. Non sopporta le scocciature ed è apparentemente freddo, ma alla fine si fa sempre coinvolgere e trascinare dall’esuberanza del suo amico. Gli piace Yuki perché non giudica le persone dalle apparenze e non pensa male degli altri.

Al trio si unisce Saki Yamagishi, una ragazza goffa e smemorata, che riesce a comprendere Kaori e che vorrebbe come amica. Alle elementari è stata vittima di bullismo a causa della sua statura. Ha deciso di dipendere dagli altri e le piace farsi coccolare dalle amiche. Può sembrare svampita, ma in realtà si accorge di tutto. Tiene molto agli altri, nonostante ogni tanto se ne approfitti un po’.

Gli equilibri cambiano con l’arrivo di Hajime Kujō, un amico d’infanzia di Kaori…

 

One Week Friends è la tenera storia di un’amicizia.

L’autrice affronta i temi del trauma e delle delusioni con una delicatezza straordinaria.

I ricordi che Kaori dimentica sono quelli collegati agli amici e non quelli con i parenti o con i conoscenti. Rifiuta il concetto di “amico” per non soffrire e ha chiuso il suo cuore. È grazie a Yuki Hase che riesce a vincere la sua paura di fare nuove amicizie, gettando definitivamente la maschera che si era creata per evitare gli altri.

Il legame tra i due è basato sulla fiducia e sulla perseveranza. A volte le persone danno per scontato questo valore e non pensano di doversi impegnare.

Sono tanti gli insegnamenti che possiamo cogliere grazie a One Week Friends. Vi sono anche altri temi importanti e toccanti, come il bullismo e l’accettazione di ciò che è diverso da come appare.

C’è una storia parallela che vede come protagonisti Shogo e Saki, due personaggi che adoro.

Al contrario dell’anime, ho notato più complicità tra Kaori e Shogo e c’è più spazio per tutti.

Lo stile è gradevole e pertinente alla storia: il tratto dell’autrice è dolce e delicato. I personaggi sono caratterizzati bene e la trama è coinvolgente. La scelta , soprattutto verticale, rallenta la narrazione e non mi fa impazzire.

In definitiva, trovo One Week Friends un manga profondo ed emozionante, tenero e puro, come i suoi personaggi. Tuttavia, sento che manca qualcosa per definirlo un capolavoro. Peccato perché ha del potenziale. Forse mi sarei aspettata qualcosa in più. Non si dissocia molto dall’anime, seppure contenga diverse scene inedite.

Lo consiglio agli inguaribili romantici, a chi cerca una storia semplice, concentrata più sull’amicizia che sull’amore, a chi ama sognare e a chi ha perso fiducia negli altri.

 

Preparatevi a essere investiti dalla tenerezza non troppo stucchevole di One Week Friends!

 

Voto: ★★★★☆

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Fonte trama e copertina: Amazon

 

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Recensione #21 – Un regalo per Miss Violet di Susan Gloss

Un regalo per Miss Violet è un romanzo di Susan Gloss. In Italia è stato pubblicato da Newton Compton.

 

A Madison c’è un negozio di vestiti vintage dove tutte le signore del posto si ritrovano in cerca di consigli e suggerimenti, e non solo sugli outfit. Violet Turner, che lo gestisce, sta cercando di dimenticare il suo passato e rendersi indipendente, soprattutto dopo il matrimonio fallito con un uomo troppo dedito alla bottiglia. Guanti, cappellini, vestiti e scarpe sono il pretesto per raccontarsi e trovare la strada da seguire nella vita. Lei stessa non è mai stata attratta dalle vetrine troppo raffinate, in cui tutto è immacolato, freddo, vuoto, mentre il fascino di un oggetto deriva dalla storia che ha vissuto e, quando non la conosce, si diverte a immaginarla nella sua testa. Storie d’amore tragicamente finite, promesse mantenute e infrante, segreti mai confessati. Tutto questo per Violet continua a vivere nei vestiti che ogni giorno propone alle sue clienti, perché sa bene che un oggetto può continuare a suscitare emozioni. Basta solo trovare il proprietario giusto. E così, quando una ragazza infreddolita si ferma davanti alla vetrina stringendo al petto un meraviglioso abito da sposa anni Cinquanta, la mente di Violet comincia a viaggiare…

 

Un regalo per Miss Violet è la storia di un negozio e di tre donne: Violet, April e Amithi.

Violet ha trentotto anni e un matrimonio fallito alle spalle.   È l’orgogliosa proprietaria di un negozio di abbigliamento, il Vintage Shop. Gli articoli che vende sono tutti di seconda mano e hanno qualcosa da raccontare. Quando non conosce il trascorso del capo, prova a immaginarlo.
Vive a Madison da cinque anni. Aveva lasciato la sua città natale, Bent Creek, per inseguire il suo sogno di aprire una bottega vintage e per lasciarsi il passato alle spalle, Jed Cline compreso. Nella cittadina si era sempre sentita un pesce fuor d’acqua e insieme a Jed non sarebbe mai potuta essere felice. Soltanto quando il marito aveva speso i soldi che le servivano per pagare un corso di moda in alcolici, la donna aveva preso la decisione di andarsene per sempre, portandosi dietro il loro cane Miles.
O
ra è una donna forte, indipendente, libera, che desidera avere una famiglia tutta sua. Ama i bambini e invidia la sua amica Karen, che ha da poco partorito la sua prima figlia. Ma anche la donna più intraprendente ha bisogno di amore…

April Morgan ha diciotto anni  ed è incinta. Si sarebbe dovuta sposare con Charles Cabot, il suo fidanzato nonché il padre del figlio che porta in grembo, ma all’ultimo il matrimonio viene cancellato. La famiglia di Charlie, in particolar modo la madre Judy, è contraria alla loro unione.
Come se non bastasse, la giovane ha da poco perso la sua madre. Katherine, in un incidente. Quest’ultima era bipolare e la ragazza ha paura di soffrire dello stesso disturbo o di trasmetterlo al nascituro.
E
ntra nella vita di Violet quando ritorna nel suo negozio per restituirle l’abito da sposa anni Cinquanta che aveva acquistato in precedenza. Malgrado l’iniziale ritrosia della donna, April viene assunta come tirocinante presso il Vintage Shop grazie a Elizabeth Barrett (detta Betsy), conosciuta da entrambe.
L
a studentessa ama la matematica ed è un’esperta di numeri, di calcoli e di statistiche. Il suo lato razionale può essere utile al negozio e alla stessa Violet, che detesta la tecnologia e tutto ciò che non sa di vissuto. 

Amithi Singh è una donna di origini indiane. È sposato con Naveen, ma qualcosa ha incrinato il loro legame. Con lui ha avuto una figlia, Jayana.
Lei ama cucire e avrebbe sempre voluto studiare. Si è sempre dedicata alla famiglia, soprattutto al benessere del marito, trascurando le proprie passioni.
I rimpianti non le permettono di trascorrere serenamente le giornate e non riesce a chiudere con il passato. Le è difficile lasciarsi andare, abbandonare certi valori che le sono stati inculcati a causa della sua cultura.
Anche Amithi diventa importante per Violet e per il Vintage Shop. Fa il suo ingresso nella boutique proprio mentre April sta raccontando la sua storia alla proprietaria. L’intenzione della donna è quella di sbarazzarsi di alcuni braccialetti e di altri oggetti ricevuti dal marito o appartenuti alla figlia, che non condivide la passione della madre per il cucito e le cose vecchie.
Ha bisogno di trovare la propria strada, la propria identità, non sentendosi né indiana né america.

Sono tre donne che hanno dei vissuti differenti, eppure hanno qualcosa in comune: un passato ingombrante, doloroso, che non permette loro di essere serene nel presente, di amare, soprattutto se stesse, e che ancora le condiziona. Si sono occupate degli altri (Violet di Jed, April di sua madre e Amithi del marito e della figlia), abbandonando i propri sogni, le proprie speranze, accettando l’infelicità e l’instabilità. Sono cresciute troppo in fretta, sposandosi troppo giovani oppure affrontando una malattia mentale, che ha invertito i ruoli madre-figlia.
Il legame che instaurano le aiuta a crescere, a cambiare, ad affrontare i fantasmi del passato.

Queste tre donne coraggiosi ci insegnano che non è mai troppo tardi per essere felici e che bisognerebbe parlare apertamente, non scappare dai problemi, dall’amicizia, dall’amore. Dovremmo tutti ricordarci che possiamo ancora realizzare i sogni di quando eravamo più giovani, accettando i nostri trascorsi e lasciando andare i nostri rimpianti.

 

Un regalo per Miss Violet è un romanzo tutto al femminile, scorrevole e commovente, romantico senza essere smielato. Tutti i personaggi femminili, persino quelli secondari, sono interessanti e caratterizzati bene. Le descrizioni dei vestiti non risultano noiose. Personalmente ho trovato carina l’idea di inserire i capi del Vintage Shop all’inizio di ogni capito, mentre non mi è piaciuta la scelta di presentare i flashback staccati dal resto, con tanto di data. I ricordi, a mio avviso, andrebbero raccontati in modo spontaneo, all’interno delle vicende del libro.

Lo consiglio a tutti quelli che cercano una storia diversa, coinvolgente, con tre protagoniste femminili molto intriganti, una bottega d’altri tempi e vestiti rétro da urlo.

Chi non vorrebbe lavorare in un negozio così? Immergetevi nell’atmosfera glamour del Vintage Shop e non ve ne pentirete! 

 

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Recensione #18 – Voglio mangiare il tuo pancreas di Yoru Sumino e Idumi Kirihara

Voglio mangiare il tuo pancreas è un manga scritto da Yoru Sumino e disegnato da Idumi Kirihara. In Italia è stato pubblicato da Dynit.
È ispirato all’omonimo romanzo.

 

Un timido e “banale” studente delle scuole superiori ritrova per caso il diario segreto di Sakura Yamauchi, sua compagna di classe, scoprendo così della sua malattia terminale al pancreas. I giorni della ragazza sono contati, ma Sakura sembra affrontare la malattia e la crudele realtà a testa alta e con uno spirito allegro. Passando quindi da semplice compagno di classe a custode del suo segreto, il ragazzo si ritrova a trascorrere sempre più tempo con Sakura…

 

Voglio mangiare il tuo pancreas è la tenera quanto struggente storia di due adolescenti alle prese con una terribile malattia. 

I protagonisti sono Sakura Yamauchi e Haruki, un suo compagno di classe molto riservato. Il nome di quest’ultimo si scopre soltanto verso la fine, ma si può intuire già dalle prime pagine; in base allo sviluppo del loro legame, la ragazza lo chiama in modi differenti (si passa dal semplice “compagno di classe riservato” al “buon amico”).
I due liceali sono agli antipodi: lei appare come una ragazza solare e allegra, nonostante sia malata, sicura di se stessa, estroversa e apprezzata da tutti, mentre lui è molto insicuro, taciturno, introverso e poco appariscente.
N
on potrebbero essere più diversi, eppure riescono ad andare d’accordo e a instaurare uno strano rapporto a metà tra l’amicizia e l’amore. Queste diversità servono a entrambi per migliorare, per imparare cose nuove sulla vita, per cambiare e per completarsi.
Q
uello che fa o pensa la ragazza, lui non lo farebbe o non lo penserebbe mai. A volte i comportamenti di lei causano confusione e preoccupazione nel ragazzo o portano a un brutto litigio tra i due. I dispetti da bambina di Sakura, in realtà, la proteggono, nascondendo le sue fragilità, quelle che non vorrebbe mostrare a nessuno, neppure al giovane, che considera la quotidianità e la verità.
Quest’ultimo, infatti, è diverso dagli altri: è l’unico a conoscere il suo segreto e a non trattarla da malata, come capita con la sua famiglia o come farebbero la sua amica Kyōko e la sua classe.
P
assando tanto tempo insieme e trascurando gli altri, Sakura e Haruki attirano le attenzioni e le antipatie dei compagni, finendo vittime di inutili pettegolezzi e di fraintendimenti.
G
li ultimi mesi di vita di Sakura diventano preziosi ricordi per la stessa e per Haruki, che si scopre più interessato alle persone e più coinvolto nei sentimenti altrui e nelle interazioni sociali.
Qualcosa di terribile, come una malattia al pancreas, induce il lettore, insieme ai protagonisti, a riflettere sull’importanza della vita e dei momenti da trascorrere con le persone amate. A volte soltanto un evento significativo e tragico potrebbe modificare la percezione che abbiamo di noi stessi e di tutto ciò che ci circonda, permettendoci di migliorare, di evolverci e di vedere quello che ci era sfuggito grazie alle differenze che ci legano agli altri. Non dovremmo mai dare tutto per scontato: persino un ragazzo riservato e poco interessante potrebbe essere notato e apprezzato da qualcuno, riservare delle sorprese ed essere motivo di stima in quanto sa risplendere da solo, camminare con le proprie gambe.
giorni che le rimangono da vivere trascorrono veloci e intensi fino a un colpo di scena agghiacciante. Ciò che nessuno, compresi i personaggi stessi, si sarebbe aspettato anticipa un finale commovente e doloroso, seppur inevitabile.

Voglio mangiare il tuo pancreas è un’opera di rara e delicata bellezza, come un ciliegio che fiorisce in primavera; esalta i sentimenti, le diversità e il valore  della vita e degli attimi che non andrebbero mai sprecati. Dipendere dagli altri è sbagliato, ma lo è anche chiudere il proprio cuore per non infastidire qualcuno.
U
na miniserie in due volumi capace di emozionare, di sorprendere, di far divertire e di far piangere.
C
on un tratto leggero e gradevole alla vista, Izumi Kirihara rappresenta in modo molto accurato i sentimenti e i pensieri dei personaggi: le espressioni del viso non sono approssimative o confuse, elemento fondamentale per una storia colma di emozioni come questa.
I
l titolo è particolare: si riferisce all’antica usanza di mangiare l’organo (animale) corrispondente a quello malato per guarire.
I
l formato dell’edizione italiana, curata da Dynit, è troppo grande e il prezzo di ogni volume è eccessivo, ma si può sorvolare su questi “difetti” perché  l’opera in sé merita di essere letta e di essere sistemata nelle librerie di molti lettori.

In definitiva, Voglio mangiare il tuo pancreas trasmette un messaggio positivo, tipico delle opere giapponesi: nella sofferenza dovremmo ricercare la forza di reagire e di amare.

Lo consiglio a chi sta attraversando un periodo difficile o un momento di sconforto, a chi ha bisogno di speranza, a chi non si sente apprezzato, a chi ama le storie malinconiche e profonde, quelle che fanno riflettere e commuovere.

Preparate i fazzoletti!

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Fonte trama e immagine: Animeclick

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Recensione #13 – L’invenzione del secolo: Beh… quasi di Angela Quaranta

L’invenzione del secolo: Beh… quasi è un romanzo per bambini di Angela Quaranta.
Si tratta del primo numero della serie Viaggiatori nel tempo.

 

Tre mici-amici annoiati, un’avventura improbabile e pericolosa in vista. Una gattina francese un po’ snob sta cercando l’ultimo, prezioso ingranaggio che consentirà al suo umano di completare l’invenzione del secolo. Impegnati nella ricerca dello strano oggetto dal nome impronunciabile, i quattro micetti arriveranno fino a Parigi e oltre. 

 

L’invenzione del secolo: Beh… quasi è la tenera quanto divertente storia di un’amicizia.
Insegna a grandi e piccini un valore che sta pian piano scomparendo.
C’è un sincero e profondo affetto che lega i protagonisti: tre gatti e una gatta.
Gli animali ci fanno capire che si può voler bene a qualcuno in modo disinteressato.

La protagonista è Lulù, una bellissima gattina tricolore dall’aria snob, con un pelo candido e lucido. Non è abituata a ricevere un “no” come risposta e questo suo lato la rende antipatica agli occhi di Loki. È molto devota al suo padrone Gaston, un inventore che ha bisogno del suo aiuto per trovare un riduttore epicicloidale, ossia un moltiplicatore di velocità.
Nonostante lo scetticismo iniziale, i tre amici decidono di aiutarla nella sua missione.
Il gruppo è eterogeneo: Loki è un norvegese dal pelo lungo e ben curato, è un po’ diffidente con chi non conosce e appare come il capo; Cosmo è un british dal pelo nero, ha un anno ed è gentile con tutti; Fritz è un soriano dal manto grigio e dall’aspetto scarno, è molto intelligente e ha un animo un po’ nerd.
Non potrebbero essere più diversi, eppure sono così uniti. Cosmo riesce a trascinare gli altri due in una nuova e rocambolesca avventura. Pur sembrando il più duro, Loki ha anche un cuore tenero e non abbandonerebbe mai i suoi più cari amici. Le conoscenze di Fritz possono tornare utili, ma non riesce a non cacciarsi nei guai a causa del suo essere sempre così maldestro.
Pur essendo breve, la caratterizzazione dei personaggi è ottima e li distingue. Come si fa a non affezionarsi all’imbranato “genietto” Fritz, allo scontroso e leale Loki, al gentile Cosmo e alla coraggiosa Lulù? È impossibile!

Non mancano i colpi di scena e i pericoli. Infatti, è tornata in circolazione Sibilla, una mezza strega ossessionata dai gatti.
I ricordi riaffiorano nella mente di Cosmo, lo stregatto che l’aveva servita e aiutata grazie al suo starnuto magico, ma può contare sul supporto dei suoi inseparabili amici.

Il finale lascia di stucco il lettore e preannuncia un’altra imperdibile avventura (o forse dovrei dire disavventura) dei quattro mici-amici.

 

L’invenzione del secolo: Beh… Quasi è un romanzo per bambini, capace di coinvolgere anche gli adulti. È scorrevole e presenta delle bellissime illustrazioni all’inizio di ogni capitolo. A mio avviso è scritto molto bene e trasmette tanta dolcezza.
Lo consiglio soprattutto a chi ha bisogno di credere di nuovo nell’amicizia e nella lealtà, a chi ha bisogno di evadere per qualche ora, ritrovandosi in un mondo magico e sorprendente, e a chi sente la necessità di tornare bambino.

 

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Girl From The Other Side 2 – Il mio commento

Avevamo lasciato la piccola Shiva alle prese con una nuova minaccia. Riuscirà a salvarsi? Scopriamolo insieme!

 

Il secondo volume di Girl From The Other Side, la favola dark scritta e disegnata da Nagabe, è ricco di sorprese, di emozioni e di mezze rivelazioni.
Fa la sua comparsa un’altra creatura del mondo esterno (un estraneo), intenzionato a restituire le anime alla “Madre”. Il Maestro lo segue nelle profondità di un lago in quanto vorrebbe sapere come annullare la maledizione.
Le loro parole lo turbano a tal punto da far preoccupare Shiva. Dal canto suo, l’uomo è costretto a mentirle per proteggerla dalla portata dell’epidemia e dai segreti che le ha nascosto la nonna.
Il lettore respira il senso di impotenza e di angoscia che prova il Maestro dopo aver ascoltato la “Madre” e le sue creature.
Il rapporto tra i due protagonisti rischia di essere minato ancora una volta: pare che i relegati, gli esseri umani che vivono all’interno e che non sono stati maledetti, vogliano catturare la bambina del mondo esterno e portarla al loro Dio.
Come andrà a finire?

L’atmosfera di questo volume è suggestiva e onirica, con un perfetto contrasto tra scene allegre (simboleggiate dal bianco) e scene cupe (rappresentate da una parte prettamente nera o grigia). I personaggi e gli scenari sono disegnati in modo magistrale. Il livello dell’opera continua a essere alto e a mantenere l’attenzione del lettore.
I misteri che legano la maledizione ai due mondi e alla piccola Shiva non sono ancora stati svelati. Si intuisce una profonda spaccatura tra il regno interno e quello esterno, quello “governato” dal Dio bianco e quello che appartiene alla “Madre”, che si accusano vicendevolmente e che vorrebbero la bambina. Cosa sarà accaduto realmente? È proprio Shiva la chiave per risolvere tutti i problemi?
È interessante la riflessione sulla meschinità umana, che distrugge tutto e che non sa prendersi le responsabilità delle proprie azioni. Potremmo vedere la maledizione come una metafora sull’evoluzione dell’essere umano, che devasta il pianeta a causa della sete di potere che lo contraddistingue e che vive nell’illusione.
Non manca la componente religiosa, usata da sempre come scudo: molti individui se ne servono per giustificare le nefandezze che compiono. Non è proprio a causa della religione che esiste una netta distinzione tra i due mondi?
L’anima pura e bellissima di Shiva simbolizza la speranza e anche una sorta di unione tra le creature.
Ancora una volta è presente un colpo di scena finale che preannuncia un terzo volume carico di forti emozioni.

 

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Copia di girl from the other side 2

Vi ho parlato del primo volume [QUI]

Fonte immagine: JPOP

P&Me (Policeman and Me) – Le mie impressioni

P&Me – Policeman and Me è uno shoujo manga scritto e disegnato da Maki Miyoshi. L’edizione italiana è a cura di Star Comics.

 

Kako Motoya ha 16 anni e frequenta il primo anno delle superiori. Una sera, partecipa a un gokon, un appuntamento di gruppo organizzato, fingendosi una ventiduenne. Conosce Kota Sagano, che di anni ne ha 23. Tra i due sembra scattare qualcosa, ma il giovane scopre subito che Kako è minorenne. Essendo un poliziotto, non può avere una storia con lei alla luce del sole.
Riuscirà Kako ad avere una possibilità con lui o dovrà rinunciare all’intransigente Kota?

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Kako è una liceale gentile, buona e un po’ ingenua. Kota è un poliziotto taciturno, goloso di dango e ansioso.
A causa della professione di lui e dell’età di lei, i due protagonisti non possono avere una relazione: quando Kako gli dichiara il suo amore, Kota si vede costretto a rifiutarla.
Dopo essere rimasta ferita per proteggere Kota da un’aggressione da parte di alcuni teppisti, quest’ultimo le confessa i suoi sentimenti. Hanno un solo modo per poter stare insieme: sposarsi!
Il poliziotto chiede ai genitori della sua amata il permesso di sposarsi. Il padre autorizza il matrimonio, ma dettando una condizione: la figlia dovrà rimanere a vivere con loro fino al conseguimento del diploma. Inizia così il loro “matrimonio pendolare”.

Police&Me2La relazione tra la studentessa e il poliziotto prosegue non priva di ostali ed equivoci.
Kako scopre che i genitori di Kota sono morti e si rende conto di non conoscerlo bene; vorrebbe scoprire i suoi segreti.
Il passato del giovane è oscuro quanto doloroso. Il lettore non può far altro che piangere, comprendere gli atteggiamenti protettivi di Kota e ammirare il suo cambiamento radicale (il liceale teppista si è trasformato nel poliziotto Sagano, sempre pronto ad aiutare i cittadini).

P&Me3A complicare le cose ci pensa Heisuke Okami, il teppista che ha cercato di aggredire Kota e che ha ferito Kako. Quest’ultima si è ritrovata in classe con lui all’inizio del secondo anno di liceo. Dapprima Okami si sente in colpa e cerca di farsi perdonare dalla ragazza, ma poi si accorge di provare un sentimento diverso per lei.
Anche lui ha un trascorso difficile, crudele. Kako è la prima ad accorgersi della sua vera natura e a stargli vicino.
Il lettore viene a conoscenza delle motivazioni che hanno spinto Okami a disprezzare la polizia. Anche nel suo caso è impossibile trattenere le lacrime!
Lo studente si appresta a vivere una nuova vita, lontano dalle ferite della sua anima. Si conclude così il quarto volume di P&Me.

P&Me4Come proseguirà la serie? Non vedo l’ora di leggere i prossimi numeri di questa romantica serie!
P&Me – Policeman and Me è un manga che insegna a perdonare e a perdonarsi perché non si può vivere soltanto per espiare le proprie colpe. Tutti possono sbagliare, l’importante è imparare dagli errori e migliorare. C’è sempre una soluzione, una nuova alba. Cadere ci permette di rialzarci e di andare avanti.
In pochi volumi sono concentrate tante emozioni: gioia, tristezza, rabbia, rimpianto, rimorso, paura e gelosia.
È insolita e originale la scelta di creare un legame tra un poliziotto e una studentessa: in uno shoujo manga ci si aspetterebbe di trovare la classica relazione “ragazza e ragazzo” o al massimo “studentessa e professore”. I temi trattati non sono banali e adolescenziali, perciò lo consiglio anche ai giovani adulti.
Personalmente avrei preferito che i protagonisti non si mettessero subito insieme, rendendo la situazione più realistica e sofferta. Inoltre, ho trovato alcune scene al limite dell’assurdo e poco credibili.

P&Me è una storia dolce, a tratti divertente, con qualche ombra, indirizzata a noi “inguaribili romantici”.

 

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Nota personale: io mi sono innamorata del poliziotto!

 

Fonte immagini: Edizioni Star Comics e Animeclick.

Recensione #9 – La casa che mi porta via

La casa che mi porta via è un romanzo di Sophie Anderson. In Italia è stato pubblicato da Rizzoli a gennaio 2019.

 

Marinka ha 12 anni e vorrebbe trovare un amico. Vive con sua nonna Baba Yaga in una casa con le zampe di gallina, costretta a spostarsi in continuazione per nascondere un segreto di famiglia: la donna è una Guardiana dei Cancelli, accompagna le anime dei defunti all’entrata dell’aldilà. Pur desiderando stare con i vivi, la giovane non può sottrarsi al suo destino di Yaga. La sua condizione la fa soffrire sempre di più, ma le cose cambiano quando stringe amicizia con Nina, una ragazza… morta. 

 

La casa che mi porta via è un romanzo di formazione, sospeso tra il mondo dei vivi e l’aldilà. Gli elementi fantasy e quelli fiabeschi danno vita a una storia originale e commovente, accompagnata dalle bellissime illustrazioni di Elisa Paganelli. È scritto benissimo: le descrizioni, in particolar modo, sono impeccabili, mai eccessive o superflue; pure le similitudini sono degne di nota. Il romanzo è avvincente, si legge in pochissimi giorni. Non mancano i colpi di scena che portano a un finale inaspettato.
La casa che mi porta via affronta tematiche quali la solitudine, la ricerca della propria identità, l’amicizia, l’accettazione della perdita e l’importanza dei legami familiari. Ci insegna a non dare tutto per scontato e ad apprezzare ogni istante che la vita ci offre, senza sprecarlo ad arrabbiarci e a trattare male le persone amate.

 

La protagonista, Marinka, si evolve in modo graduale: si presenta come una ragazzina ostinata, impaziente e un po’ insicura per poi diventare più coraggiosa e più consapevole.
La solitudine che alberga nel suo cuore le impedisce di accorgersi di ricevere già l’affetto che cerca disperatamente, portandola a commettere molti errori e a cacciarsi nei guai. Sperimenta in prima persona il dolore di perdere qualcosa di prezioso, che non può essere restituito. Essendo impegnata a inseguire una chimera, rischia di ritrovarsi da sola. Quando comprende che non è tutto oro quel che luccica, riesce a trovare la forza di reagire. È proprio il bene sincero e incondizionato che riceve a salvarla e a farle apprezzare la vita.
Le vicende di Marinka ci rivelano una triste verità: ci si può sentire soli anche in mezzo alle persone. Spesso ci circondiamo di gente sbagliata al posto di considerare chi ci accetta per quello che siamo.

La ragazza capisce pure che non deve scappare dai problemi, aggirando l’ostacolo o mentendo; può risolvere la situazione soltanto affrontandoli e parlando onestamente, esprimendo i propri sentimenti e i propri desideri agli altri. In tal caso, lo steccato che costruisce per tenere lontani i vivi assume un significato differente: non è più un paletto che le viene imposto per proteggerla, bensì un modo per fuggire dalle proprie responsabilità e da ciò che prova. Tenersi tutto dentro non è mai la soluzione.

Ci sono anche altri personaggi interessanti e per nulla banali: la taccola Jack, che riesce a farsi capire senza parole e che torna sempre da Marinka, oppure la Casa Yaga, che cerca di tutelarla e di assecondarla.

 

In conclusione, La Casa che mi porta via è un romanzo che merita di essere letto da grandi e piccini, per le profonde riflessioni e per il messaggio positivo che trasmette.
Lo consiglio a chi cerca una storia coinvolgente ed emozionante, tra il fantasy alla Stardust e le leggende popolari slave, a chi ha apprezzato opere come Il Castello Errante di Howl o Coraline e a chi non è ancora riuscito a trovare la propria strada.

 

Voto: ★★★★★

Iniziato il: 14/03/2019 • Finito il: 16/03/2019

 

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la casa che mi porta via.jpg

L’immagine è stata presa da Amazon ed è a solo scopo illustrativo. Nessuna violazione del copyright intesa.

 

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