Recensione #52 – Rodrigo Gambarozza e Scricciolo il suo scudiero di Michael Ende e Wieland Freund (Review party)

Rodrigo Gambarozza e Scricciolo il suo scudiero è un libro per bambini scritto da Michael Ende e Wieland Freund. In Italia è stato pubblicato da De Agostini.

Prove di coraggio, avventure, tranelli: Michael Ende e Wieland Freund intrecciano le storie di due personaggi opposti regalandoci una nuova favola moderna. Si dice che Rodrigo Gambarozza sia il predone più pericoloso e spietato al mondo, e che nessuno abbia mai osato incrociare il suo cammino. Tutti lo temono e ne hanno paura. Tutti tranne Scricciolo, che ha un unico desiderio: diventare un grande scudiero al fianco del famigerato Rodrigo. Ma se il feroce brigante fosse… diverso da come si racconta? Se fosse timido, introverso, sensibile, e si fosse costruito la nomea di tiranno unicamente per tener lontano i petulanti seccatori? Un ragazzino testardo in braghe colorate sta per mettere a repentaglio la carriera di cattivo che il burbero fuorilegge si è faticosamente costruito. Riuscirà Rodrigo a sbarazzarsi di questo mocciosetto, che pende dalle sue labbra e vuole a ogni costo diventare il suo migliore amico, o dovrà arrendersi?

Scricciolo si presenta come un bambino che non conosce la paura perché ha ancora un’anima pura. È ingenuo, ma anche molto determinato.
Vive con i genitori (Papà e Mamma Dick) in un carro trainato da tre asini. La sua è una famiglia di marionettisti incapaci. L’unico con un po’ di buon senso sembra essere Socrate, un pappagallo che cerca sempre una soluzione nei libri.
È aperto alle novità, non come i Dick.
Il suo sogno è diventare lo scudiero di Rodrigo Gambarozza, il più temibile dei briganti.
Quello che il piccolo non sa è che in realtà Rodrigo ha sempre indossato una maschera: si è finto coraggioso e cattivo per nascondere le proprie paure e insicurezze e soprattutto per evitare gli altri. Si è inventato assurde storie sul proprio conto, migliori di quelle inscenate dai teatranti Dick, e ha creato finti resti dei finti nemici che non ha mai sconfitto davvero. Preferisce rimanere in casa, a coltivare patate e a prendersi cura dei cactus con amorevolezza. La corazza che si è costruito con una rete di bugie studiate a tavolino è più salda e invalicabile di un’armatura, ma rischia di essere scoperto proprio dal bambino.

Lungo il suo cammino Scricciolo incontra svariati personaggi, quali la principessa Filippa Annegunde Rosa, nipote del Re Killian l’Ultimo, il mago di corte Rabanus Rochus e il drago Wak.

La principessa Filippa Annegunde Rosa, detta Flip, è una bambina scaltra, coraggiosa e intelligente. Suo zio, il Re Killian, ha deciso di lasciarle in eredità il trono, nonostante sia una femmina e sia rara nel Medioevo una scelta simile.
Lei è una vera principessa anche se si cambia d’abito perché, a differenza di Scricciolo, Rodrigo e tutti gli altri, è ciò che vuole essere, senza vergognarsi e senza provare timore.
Quando sparisce nel nulla, il re si preoccupa e si incupisce ancora di più. L’uomo infatti soffre di malinconia, una malattia che durante il Medioevo non poteva essere curata grazie all’intervento di esperti nel settore (psicoterapeuti o psichiatri) e di farmaci. Il medicus di corte, Padrubel, gli “prescrive” terapie a base di cibi bianchi, bagni caldi e spettacoli divertenti. La depressione veniva considerata un “male nero”, proprio come i tempi bui in cui vivevano gli abitanti, privi di elettricità.
Al contrario, Rabanus Rochus vorrebbe che le condizioni di salute di Killian peggiorassero per prendere il suo posto. In tutti quegli anni si è servito di Wak per sembrare un vero mago. In cambio dei poteri magici, Rabanus gli ha promesso un tesoro sul quale potersi sedere.
Il drago ha sempre vissuto nell’ombra, è nero e ha paura dei fantasmi.

.Tanti sono gli imbroglioni in questa storia. Privi del coraggio di essere ciò che vorrebbero, vivono una vita a metà. Solo la principessa Flip può dirsi felice e soddisfatta della propria esistenza.

Scricciolo vive un’incredibile avventura che gli permette di conoscere la paura e di maturare, di essere più sveglio e sicuro di sé. Lui e Rodrigo si migliorano a vicenda; il loro incontro porta un beneficio a tutti quanti. Persino il pratico Socrate si mette in discussione.

Rodrigo Gambarozza e Scricciolo il suo scudiero è un romanzo di formazione, che racconta di timori, di prigioni, interiori ed esteriori, di coraggio, di amicizia e di lealtà.

Affronta con squisita delicatezza e con un pizzico di ironia temi importanti come l’accettazione delle emozioni umane, pure quelle negative come la paura, che in alcuni casi si rivelano addirittura preziose e la ricerca di una propria dimensione.

Ci fa capire che avere paura non è sbagliato, purché non diventi un’abitudine. Quando siamo spaventati, possiamo trovare un’inaspettata forza dentro di noi. Se non ci fosse la paura, non esisterebbe neppure il coraggio, una virtù molto importante che sta svanendo.

Tutti noi, grandi e piccini, dovremmo sempre essere onesti con noi stessi e con gli altri per essere felici e vivere la miglior esistenza possibile. Rifugiarsi in un castello fatto di menzogne non serve a nulla, non ci rende liberi di scoprire le bellezze del mondo.

La storia di Rodrigo Gambarozza e di Scricciolo insegna ai lettori i valori importanti della vita.

Ci sono anche delle sottotrame molto interessanti, che fanno comprendere l’importanza delle storie che vengono raccontate e tramandate nel corso degli anni.

Rodrigo Gambarozza e Scricciolo il suo scudiero è un libro per bambini divertente, profondo e scorrevole. La storia viene accompagnata da alcune illustrazioni in perfetto stile De Agostini. I personaggi sono caratterizzati bene.

Lo consiglio a chi ha smarrito la strada e non riesce più a trovare la luce in quel buio che spaventa un po’ tutti, a chi cerca una lettura avventurosa, tenera e con dei messaggi positivi e a chi ha bisogno di evadere dalla quotidianità.

Non potrete non amare il piccolo Scricciolo dal cuore d’oro, la vera natura di Rodrigo, il pappagallo Socrate e persino il drago Wak.

Nota: i primi tre capitoli del libro sono stati scritti da Michael Ende nei suoi ultimi anni di vita, per poi essere ripreso e ultimato da Wieland Freund. Il lettore non si accorge di questo “cambiamento”, lo stile rimane lineare e scorrevole. Mi chiedo come sarebbe stata la storia se fosse stata scritta solo da Ende, ma sono contenta che Freund l’abbia terminata per lui e ci abbia regalato un altro romanzo degno di nota.

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Ringrazio De Agostini per avermi fornito il cartaceo per la recensione e Debora di All In My World Debbyna per avermi inserita nel review party. .

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Recensione #34 – Incatenati al passato di Angela Quaranta

Incatenati al passato è un libro per bambini scritto da Angela Quaranta e pubblicato in self su Amazon. È il secondo volume della serie “Viaggiatori nel tempo“. 

 

È iniziata con uno scontro l’amicizia tra Lulù, Loki, Zorba e Fritz.
Un’amicizia che nessuno si aspettava ma che è cresciuta e si è consolidata dopo ogni prova che i quattro gattini hanno dovuto superare.
Ma proprio quando la missione sembrava conclusa, ecco che uno sgangherato marchingegno li ha catapultati indietro nel tempo.

Nel 649 d.C.

Cosa ci sarà ad attendere i piccoli amici in un’epoca così lontana?
Riusciranno, almeno questa volta, a tenersi lontani dai guai?
Ma soprattutto, saranno in grado di tornare a casa, nella loro epoca?

 

 

Loki, Zorba, Fritz e Lulù sono quattro mici-amici provenienti da Parigi.

Uno strano marchingegno, realizzato da Gaston, il padrone di Lulù, li ha catapultati indietro nel tempo, più precisamente nel 649 d.C.

I ritmi degli abitanti del posto sono legati alla natura: si svegliano all’alba, lavorano nei campi finché non fa buio e poi vanno a dormire. Le abitudini dell’epoca si scontrano con quelle dei gattini, che dapprima si sentono spaesati. La lingua è incomprensibile: si tratta infatti del latino. Soltanto Fritz, lo studioso del gruppo, sembra avere dimestichezza con il linguaggio antico.

Come se non bastasse, le persone del villaggio dove sono finiti hanno paura di Zorba in quanto gatto nero. La loro mentalità ancora ottusa lo associa al diavolo e costringe i quattro amici ad andarsene. (❝La gente ha sempre avuto paura di quello che è diverso o che non capisce.❞)

Quando cala la notte, si rifugiano in una casa al limitare del bosco. Ben presto si imbattono nella strana proprietaria, una nonnina zuccherosa di nome Mildred.

I quattro sentono che c’è qualcosa che non quadra in quella donna e decidono di indagare, dividendosi: Fritz e Loki trascorrono le giornate nella sua casa, mentre Zorba e Lulù perlustrano la zona. Inoltre, scelgono un punto di ritrovo per aggiornarsi su ciò che riescono a scoprire.

I due micetti sono in grado di comprendere le parole di Mildred, che, proprio come loro, appartiene all’epoca moderna; al contrario, lei non capisce il loro linguaggio. Ciò dimostra che non è una strega.

La verità è che la donna è finita in quell’epoca a causa di un incantesimo di  Cassandra, una strega incapace di compiere magie più complesse senza l’aiuto di un M.a.g.u.s. (Magici Gatti per Usi Speciali).

Mildred cova molta rabbia nei suoi confronti: ha trascorso gli anni tra l’emarginazione sociale e il disperato desiderio di tornare a casa. (“Ho trascorso gli ultimi anni della mia vita in questo posto in mezzo al nulla, in un tempo in cui non dovrei esistere, faticando capire la gente che mi circonda è messa al bando come una reietta. Come come una strega. Perché, sebbene qui nessuno conosca la verità su di me, tutti avvertono, in qualche modo, che sono diversa.”)

Per completare la pozione che li ricondurrà all’epoca moderna ha bisogno del loro aiuto, soprattutto l’aiuto quello di Zorba. Le mancano soltanto due ingredienti.

I quattro amici scoprono che Tea, il M.a.g.u.s. di Cassandra, si trova da qualche parte in quella zona: il libro degli incantesimi della strega non è l’unica cosa che Mildred ha portato via con sé durante il teletrasporto. Ancora non sanno che la gatta è in quella casa e che è in grave pericolo…

 

Loki è un gatto norvegese dal pelo folto e lucido. Lui è il più grosso di tutti, perciò si fa sempre avanti per proteggere i suoi amici. Ha un carattere cinico e spesso si azzuffa con Lulù per alleviare le tensioni. Rispetto agli altri non ha nulla da perdere; questo lo porta a essere molto più protettivo nei confronti dei suoi amici.

Zorba è un giovane gatto dal pelo lucido e dagli occhi del colore dell’ambra. Lui è un british nonché un M.a.g.u.s. ancora inesperto. Non pensa infatti di essere all’altezza del padre.

Lulù invece è un gatto tricolore. A causa del suo carattere snob, Loki l’ha soprannominata principessa. Sente molto la mancanza del suo padrone Gaston e desidera tornare al più presto da lui nella sua amata Parigi.

Infine c’è Fritz, un soriano di colore grigio e dal manto spelacchiato. Ha un corpo troppo magro. È l’unico in grado di leggere e conosce molte cose sulla storia. Insomma, è proprio un secchione! Non non è molto sicuro di sé, parla poco ed è piuttosto goffo. A causa della pozione di una strega può diventare invisibile o  comparire a intermittenza, ma non ha ancora imparato a controllare il proprio “potere”.

I quattro mici-amici si completano: senza il lato pratico di Zorba, quello razionale e intellettuale di Fritz, quello forte e cinico di Loki e quello saggio di Lulù, come farebbero gli altri a sopravvivere? Persino la gatta snob, arrivata per ultima, è parte integrante del gruppo; è stata accolta a “zampe aperte”. 

Affrontando numerose difficoltà e rischiando più volte di cacciarsi nei guai, i protagonisti rafforzano il legame che li unisce.

 

Nonostante sia il secondo di una serie, il lettore potrebbe leggere questo libro anche senza aver letto il primo grazie a qualche breve spiegazione dell’autrice. Questo, a mio avviso, è un punto a suo favore.

 

Incatenati al passato è una bellissima storia d’amicizia, coinvolgente e scritta bene.

Affronta svariati temi, quali la paura del diverso, l’amicizia, la lealtà, il cambiamento.

Fritz è sempre stato il gatto più goffo e insicuro del gruppo, ma stavolta dimostra delle insospettabili doti da leader. Si rende utile senza combinare qualche pasticcio, come è solito fare. Mette a disposizione degli altri le sue innumerevoli conoscenze e coordina le varie operazioni per salvare Tea e per riuscire a creare la pozione che li riporterà a casa.

Anche Lulù cambia: non è più la gattina viziata che hanno conosciuto gli altri tre, si rivela più coraggiosa e disponibile all’azione. Lo stesso Loki, sempre molto scontroso, riesce a tranquillizzarla e, per il bene di tutti, mette un po’ da parte il suo carattere tendente al litigio.

Infine Zorba acquisisce delle nuove consapevolezze circa il suo potere magico. Non può più vivere all’ombra del padre, soprattutto nel momento del bisogno.

Questo è un altro punto a favore del libro.

Angela Quaranta fa capire a grandi e piccini l’importanza dell’amicizia, dell’unione e del rispetto nei confronti del diverso. Non bisognerebbe mai giudicare dalle apparenze, maltrattare un gatto soltanto perché il suo pelo è nero. Sono queste le cose che vuole ricordarci l’autrice di questo bellissimo romanzo.

 

In definitiva, Incatenati al passato è un libro per bambini capace di coinvolgere anche gli adulti per le tematiche importanti che affronta e per le emozioni che trasmette. È scorrevole. I personaggi sono caratterizzati bene (sono profondi e interessanti). Il testo è accompagnato da delle illustrazioni molto carine, che mi hanno ricordato un po’ quelle dei libri della collana Il battello a vapore. Il finale è divertente e preannuncia un terzo volume ancora più avventuroso e intrigante.

Lo consiglio a chi si sente escluso, diverso e non capito, a chi ha perso la fiducia in una cosa tanto preziosa come l’amicizia, a chi cerca una lettura appassionata per il proprio figlio (o per divertirsi insieme a lui), a chi ama la storia e vuole fare un tuffo nel passato.

 

Vi auguro di trovare degli amici speciali come loro!

 

Voto:⭐⭐⭐⭐⭐/5

 

[Recensione del primo volume]

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gatti

(Fonte foto e trama: Amazon)

 

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Recensione #13 – L’invenzione del secolo: Beh… quasi di Angela Quaranta

L’invenzione del secolo: Beh… quasi è un romanzo per bambini di Angela Quaranta.
Si tratta del primo numero della serie Viaggiatori nel tempo.

 

Tre mici-amici annoiati, un’avventura improbabile e pericolosa in vista. Una gattina francese un po’ snob sta cercando l’ultimo, prezioso ingranaggio che consentirà al suo umano di completare l’invenzione del secolo. Impegnati nella ricerca dello strano oggetto dal nome impronunciabile, i quattro micetti arriveranno fino a Parigi e oltre. 

 

L’invenzione del secolo: Beh… quasi è la tenera quanto divertente storia di un’amicizia.
Insegna a grandi e piccini un valore che sta pian piano scomparendo.
C’è un sincero e profondo affetto che lega i protagonisti: tre gatti e una gatta.
Gli animali ci fanno capire che si può voler bene a qualcuno in modo disinteressato.

La protagonista è Lulù, una bellissima gattina tricolore dall’aria snob, con un pelo candido e lucido. Non è abituata a ricevere un “no” come risposta e questo suo lato la rende antipatica agli occhi di Loki. È molto devota al suo padrone Gaston, un inventore che ha bisogno del suo aiuto per trovare un riduttore epicicloidale, ossia un moltiplicatore di velocità.
Nonostante lo scetticismo iniziale, i tre amici decidono di aiutarla nella sua missione.
Il gruppo è eterogeneo: Loki è un norvegese dal pelo lungo e ben curato, è un po’ diffidente con chi non conosce e appare come il capo; Cosmo è un british dal pelo nero, ha un anno ed è gentile con tutti; Fritz è un soriano dal manto grigio e dall’aspetto scarno, è molto intelligente e ha un animo un po’ nerd.
Non potrebbero essere più diversi, eppure sono così uniti. Cosmo riesce a trascinare gli altri due in una nuova e rocambolesca avventura. Pur sembrando il più duro, Loki ha anche un cuore tenero e non abbandonerebbe mai i suoi più cari amici. Le conoscenze di Fritz possono tornare utili, ma non riesce a non cacciarsi nei guai a causa del suo essere sempre così maldestro.
Pur essendo breve, la caratterizzazione dei personaggi è ottima e li distingue. Come si fa a non affezionarsi all’imbranato “genietto” Fritz, allo scontroso e leale Loki, al gentile Cosmo e alla coraggiosa Lulù? È impossibile!

Non mancano i colpi di scena e i pericoli. Infatti, è tornata in circolazione Sibilla, una mezza strega ossessionata dai gatti.
I ricordi riaffiorano nella mente di Cosmo, lo stregatto che l’aveva servita e aiutata grazie al suo starnuto magico, ma può contare sul supporto dei suoi inseparabili amici.

Il finale lascia di stucco il lettore e preannuncia un’altra imperdibile avventura (o forse dovrei dire disavventura) dei quattro mici-amici.

 

L’invenzione del secolo: Beh… Quasi è un romanzo per bambini, capace di coinvolgere anche gli adulti. È scorrevole e presenta delle bellissime illustrazioni all’inizio di ogni capitolo. A mio avviso è scritto molto bene e trasmette tanta dolcezza.
Lo consiglio soprattutto a chi ha bisogno di credere di nuovo nell’amicizia e nella lealtà, a chi ha bisogno di evadere per qualche ora, ritrovandosi in un mondo magico e sorprendente, e a chi sente la necessità di tornare bambino.

 

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Fonte trama e copertina: Amazon

 

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Recensione #8 – La Tela di Carlotta

La tela di Carlotta è un romanzo di E.B. White. In Italia è stato pubblicato da Vallecchi alla fine degli anni Cinquanta per poi essere ripubblicato da Mondadori. Sono stati realizzati due adattamenti cinematografici tratti da questo libro: un film d’animazione nei primi anni Settanta e un “live action” nel 2006.

 

La piccola Fern Arable salva da morte certa un maialino, che decide di chiamare Wilbur. Successivamente lo vende per pochi soldi allo zio, Homer Zuckerman. Cerca disperatamente di fare amicizia con gli altri animali della fattoria, ma ben presto si ritrova triste e solo. Un ragno di nome Carlotta decide di diventare sua amica. Quando scoprono che Wilbur rischia di diventare un piatto da gustare il giorno di Natale, Carlotta deve escogitare un piano per salvargli la vita…

 

La tela di Carlotta è la storia di un’amicizia genuina tra il maialino Wilbur e il ragno Carlotta, di un legame tanto profondo e sincero da far riflettere noi esseri umani. Molto spesso le persone tendono a essere egoiste, a guardare il proprio guadagno e a “usare” gli altri, senza costruire un rapporto solido e puro. In Carlotta invece non c’è traccia di cattiveria: dedica gran parte del suo tempo ad attuare un piano per salvare la vita al suo amico senza volere nulla in cambio, riuscendo a coinvolgere persino un topo individualista di nome Templeton.

Due animali così diversi riescono comunque a diventare inseparabili amici. Wilbur è ingenuo, vivace e curioso, mentre Carlotta è affettuosa, intelligente e saggia. Il primo ha bisogno della conoscenza della seconda per apprendere cose nuove, per calmarsi o solo per fare una chiacchierata prima di addormentarsi. Soltanto lei può escogitare uno stratagemma per proteggere il porcellino e coordinare le operazioni per la sua buona riuscita. Facendo gioco di squadra, gli animali riescono a ingannare gli umani; questi ultimi credono soltanto a ciò che vedono e non si fermano a osservare attentamente ciò che li circonda. Gli Zuckerman risparmiano la vita a Wilbur per avidità e trasformano il loro porcile nell’attrazione principale della loro fattoria. Sono più interessati al guadagno che al benessere dei loro animali, a differenza di Carlotta che apprezza davvero il porcellino; lei lo considera il suo migliore amico e lo trova veramente favoloso. Lui non vorrebbe avere l’attenzione puntata su di sé, lo mette in agitazione. L’annuale Fiera della contea è alle porte e deve prepararsi a essere esibito per vincere il primo premio. Wilbur ha ancora una volta bisogno della sua amica Carlotta, che decide di non abbandonarlo perché gli vuole bene. Anche l’opportunista Templeton si unisce a loro. Alla Fiera il maialino deve fare i conti con una dura realtà che lo porteranno a maturare e a contare soltanto sulle proprie forze per salvare la situazione.

 

La tela di Carlotta fa riflettere su temi importanti come l’amicizia disinteressata, l’avarizia, la perdita, la crescita. Per diventare grandi occorre una buona dose di coraggio e forza d’animo, anche quando ci si ritrova da soli.

Una storia triste e al tempo stesso divertente ci insegna a essere migliori, a riflettere su ciò che è realmente importante e ad abbandonare le cose materiali per dedicarci agli altri in modo più sincero e puro, proprio come fanno gli animali. Tutti vorremmo avere un’amica leale e dolce come Carlotta. Finale commovente e con un messaggio positivo.

 

Lo consiglio a grandi e a piccini, a chi ha bisogno di un po’ di tenerezza e vuole emozionarsi.

 

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