Placebo – Then The Clouds Will Open For Me

My guy is a tan transcontinental,
but he keeps me enchained.
Watch an old black and white movie
Fred and Ginger are too sentimental, crying in shame.
I don’t want to be forgotten.
I can’t be alone.
So don’t you dare leave me.
It’s like coming home
to a skin that has died.
Human voices like drum.
And they’re looking right through me
Scatter the ashes one more time for me,
one more time for me.
My guy has a tattoo ornamental,
when he’s frozen in space.
Cut your eye far to me.
A covered carcass is too elemental,
caught underneath a subway.
I don’t want to be forgotten.
I can’t be alone.
So don’t you dare leave me.
It’s like coming home,
to skin that has died.
Human voices like a drum
And they’re looking right through me.
Scatter the ashes one more time for me,
one more time for me.
One more time for me, one more time for me (x3)
Trans-like and twisting my ankle.
Doing the grave dance.
Narcotic? Yes, please, I’ll have a sample.
Riding on my very last chance.
Then the clouds will open for me,
gonna meet my Jesus Christ.
I see history playing before me.
For pleasure and passion you paid the price.
“Sadness” the name of the spike that took me.
I’ll make it, that’s all.
Like some raging, hard, horny mephistopheles,
who came for my soul.

Negli ultimi giorni sono ossessionata da questa meravigliosa canzone, che vorrei proporvi. L’avevo messa un po’ da parte (ogni periodo dell’anno, anche in base alle esperienze e ai sentimenti vissuti, ha una sua canzone), ma ora l’ho ripresa e l’ascolto oppure la canto tutto il giorno (o quasi); nel mentre, la mia mente vaga, cullata dalla bellissima voce di Brian Molko. Premetto che a me piace tantissimo il suo timbro e come pronuncia certe parole (Qui, per esempio, “very last chance” è da orgasmi multipli!), ma in questa canzone in particolare ci sono dei cambi di registro pazzeschi. Adoro anche le piccole pause, come un cambio di scena.

Passiamo al testo un po’ (molto) emblematico. Secondo me è la storia d’amore tra due persone distanti fisicamente, il cui rapporto ormai è arrivato alla fine (“It’s like coming home, to skin that has died.”) “Ginger e Fred” è un film di Fellini (thanks to Wikipedia, n.d.a.) e in questo caso penso sia un riferimento al fatto di avere una storia con una persona famosa (quindi il brano potrebbe essere autobiografico) e al doversi accontentare di guardare film in bianco e nero e coppie troppo sdolcinate, vivendo con la paura dell’abbandono e il dovere aspettare il ritorno della persona amata. Ma il nostro protagonista non vuole essere dimenticato, lasciato solo perciò l’altro non si deve permettere di lasciarlo (e in questo siamo abbastanza simili, damn). “Scatter the ashes one more time for me” mi fa pensare a un addio: “spargi ancora una volta le ceneri per me”, come quando una persona muore e sai che devi lasciarla andare, che devi andare avanti senza di lei. Mi piace la metafora sulla morte per indicare la fine della relazione (fine intesa come un rapporto ormai logorato, consumato, sfinito, più che una vera rottura e separazione) e questa contraddizione tra il non voler essere lasciato e la rassegnazione della storia d’amore finita (Altri riferimenti: “Cut your eye far to me.” e “A covered carcass is too elemental, caught underneath a subway.”)
E arriviamo alla conclusione della canzone: lui sta per morire (metaforicamente parlando) e quando le nuvole si apriranno per lui, dovrà incontrare il suo Gesù Cristo (ovvero il suo Salvatore), ha un’ultima possibilità che non può essere sprecata. Qui c’è tutta una metafora sui rimpianti della vita, sulle passioni e i piaceri che lo hanno rovinato (la droga, per esempio, e forse qualche altro vizio), che viene usata per indicare il fatto di aver rovinato il rapporto con l’altra persona a causa della sua vita frenetica rispetto a quella più “casalinga” (torniamo alla parte iniziale dove l’altro guarda film in bianco e nero strappalacrime) “I see history playing before me”, vede i momenti della sua storia, ormai passati, rimpiangendoli. È stato colpito da una freccia di nome “tristezza” (per la separazione dalla persona che ama, per la droga o per altri motivi non specificati). Ma ormai non può fare nulla, solo accettare questo finale ovvero che il Diavolo è venuto a prendere la sua anima e non Gesù, quindi non c’è salvezza per il nostro eroe. L’amore è finito.

Molto struggente, tormentata, come tante altre canzoni dei Placebo. Conosco la sensazione, purtroppo.

Spero vi sia piaciuta la mia interpretazione! Se vi va, lasciate un commento per dire la vostra. Vi mando un grande abbraccio, sperando non siate in un brutto momento della vostra vita come me (e altre persone che “conosco”). See you soon!

Songs of the day (1) Placebo – Plasticine

Beauty lies inside the eye of another youthful dream
That doesn’t sell it’s soul for self-esteem
That’s not plasticine

Beauty lies inside desire and every wayward heart redeemed
That doesn’t sell it’s soul for self-esteem
That’s not plasticine

Don’t forget to be the way you are (x4)

The only thing you can rely on is that you can’t rely on anything
Don’t go and sell your soul for self-esteem
Don’t be plasticine

Don’t forget to be the way you are (x4)

Don’t forget to be the way you are (x4)

Way you are (x4)

 

Written by William Lloyd, Brian Molko, Stefan Olsdal, Steven Hewitt • Copyright © Sony/ATV Music Publishing LLC, Warner/Chappell Music, Inc

(Fonte: https://play.google.com/music/preview/Tdsbnt3dgld56msdququkxtagem?lyrics=1&utm_source=google&utm_medium=search&utm_campaign=lyrics&pcampaignid=kp-lyrics)

 

 

Commento personale: Questo brano invita le persone a non perdere di vista il proprio modo di essere (“Don’t forget to be the way you are”) e al non modificarlo per piacere agli altri, non farsi manipolare, modellare a loro piacimento (“Don’t be plasticine”), “non vendere la tua anima per autostima” (altro riferimento al fatto di non indossare una maschera, non fare di tutto per piacere agli altri perché quando piaci agli altri hai molta più autostima, ma in realtà dovresti trovare da solo la tua dimensione, la tua autostima, senza farti condizionare)
La parte che preferisco è la seguente: “The only thing you can rely on is that you can’t rely on anything. Don’t go and sell your soul for self-esteem. Don’t be plasticine.” (“L’unica cosa di cui ti puoi fidare è che non puoi fidarti di nulla. Non vendere la tua anima per autostima. Non essere plastilina.”
Non è la canzone migliore dei Placebo, ma stranamente amo allo stesso modo entrambe le versioni (“Original Version” e “Lounge Version”)
Ho avuto molti problemi con la mia autostima… ora però riesco ad apprezzarmi, ad apprezzare ogni mia sfumatura e a essere persino autoironica. In ogni caso, sono sempre stata dell’idea di non cambiare me stessa per piacere agli altri, ma di cercare un modo per trovare l’autostima dentro di me (devo prima piacere a me stessa per piacere agli altri, non devo essere severa con me stessa e tormentarmi per tutta la mia esistenza!) Bisogna comprendere una cosa fondamentale: non dobbiamo per forza essere apprezzati o accettati dagli altri, o almeno non da tutti, per poter vivere davvero bene e in pace con noi stessi.
A una persona in particolare servirebbe questa canzone come mantra, da ripetere ogni notte prima di addormentarsi.

 

Wasted face that swallowed time
With Armageddon crawling
She’s insane, this friend of mine
And she’s always bawling
Hear her calling
Hear her calling you
Hear her calling
Hear her calling you
There’s a place within her mind
With rains already falling
She’s insane, this friend of mine
And she’s always bawling
Hear her calling
Hear her calling you
Hear her calling
Hear her calling you
She’s preparing for the flood
The deluge and the sliding mud
She’s preparing for the flood
Running on black market blood
Black market blood
Wasted face that swallowed time
With Armageddon crawling
She’s insane, this friend of mine
And she’s always bawling
Hear her calling
Hear her calling you
Hear her calling
Hear her calling you
She’s preparing for the flood
The deluge and the sliding mud
She’s preparing for the flood
Running on black market blood
Black market blood
Black market blood
Black market blood
Black market

Day 56 – Stupid me to believe that I could trust in stupid you

Ieri mi sono pesata.
Non sono ossessionata da quel numerino, non mi interessa la sentenza della bilancia. Sono stata mossa da semplice curiosità visto che era passato più di un mese dall’ultima volta che mi ero pesata, tutto qui.
So che devo dimagrire ancora 5 chili, almeno, per arrivare al mio peso ideale. Ma non lo dice solo la bilancia, lo dicono soprattutto i miei occhi: c’è ancora un po’ di lavoro da fare!
Sono comunque soddisfatta di me stessa. È più una cosa a livello mentale che a livello fisico.
Questa settimana sono andata a camminare tutti i pomeriggi, tranne mercoledì (e solo perché pioveva!) Non tanto (o non solo) per dimagrire, soprattutto per distendere i nervi. In questo periodo non sto troppo bene e penso si sia capito.
Forse anche dopo andrò a fare una passeggiata, sperando non piova. Oggi il tempo è un’incognita: proprio per questo le pulizie da mia nonna sono slittate a domani pomeriggio.

Oggi mi sento un po’ più allegra rispetto ai giorni scorsi (non mi sono ripresa, ma è sicuramente meglio di prima!)
Questa mattina ho raccolto diverse monetine e in tutto ho fatto 22 centesimi. Non male! Forse oggi avrei dovuto giocare al “SuperEnalotto” o al “Gratta e vinci”. Mi sono sentita più fortunata del solito!
Comunque un giorno proverò a giocare veramente, giusto per il gusto di provarci almeno una volta! Potrebbe anche andarmi bene, no?
Mi sono innamorata di “Kings of Medicine” dei Placebo, la mia nuova droga. (D’ora in avanti l’ascolterò quelle diecimila volte.)
Mi sta trasmettendo gioia, liberazione, spensieratezza. Almeno mia madre non potrà più dirmi di non ascoltare quei depressi dei Placebo.
Prima di ascoltare questa canzone, la frase “Stupid me to believe that I could trust in stupid you” mi rendeva triste, complice il fatto di essermi fidata della persona sbagliata, di averle, erroneamente, aperto il mio cuore.
Ora cambia tutto: più ascolto questa canzone, più mi rendo conto che quella frase è sinonimo di consapevolezza, e non di rabbia.
Stesso discorso per la frase “Stupid me to believe I could depend on stupid you”.
Entrambe si scontrano con la più triste “Don’t leave me here, my guiding light”, “Non lasciarmi qui, mia luce guida”: secondo me c’è la consapevolezza di non poter credere a questa persona, di non poter dipendere da uno “stupido” come lui, ma di non poterne fare a meno, perché il protagonista dipende totalmente dall’altro, da quel rapporto, così malato.
Vengono citate anche due bevande alcoliche: Southern Comfort, un liquore americano, e Johnnie Walker (ammetto che pensavo fosse un personaggio famoso), un whisky scozzese. In questo caso penso che l’autore voglia associare l’alcoolismo all’amore: dal bisogno disperato di avere quella persona (dipendenza) al senso di vuoto quando “l’effetto finisce” (“Now that old buzzard Johnny Walker has gone and ruined all our plans”) e al suo non riuscire a lasciare andare la persona amata (“Don’t leave me here, my guiding light”), tipico comportamento di chi è dipendente dall’alcool. Si crea un circolo vizioso.
Kings of Medicine credo si riferisca al disperato bisogno del protagonista di guarire, guarire dall’amore (amore – dipendenza – malattia). Potrebbe riferirsi alla droga, ma qui credo si tratti proprio di “medicina”, di voler guarire. Esistono le medicine per le malattie e per i dolori fisici, ma non c’è cura per il dolore morale, per l’amore.
Ma sembra che i re della medicina abbiano perso il loro potere.
Non c’è quindi una cura, il protagonista deve rassegnarsi, tutto ciò che gli rimane sono le ore (inteso come “mi resta solo il tuo ricordo” oppure “solo il tempo potrà aiutarmi”?)
La canzone si conclude con la richiesta di non essere lasciato solo perché lui non saprebbe da dove iniziare (“Don’t leave me here on my own, I wouldn’t know where to begin”).
Non c’è una vera soluzione per il nostro protagonista: non esiste cura per l’amore, c’è la consapevolezza di non poter contare sulla persona che ama, ma al tempo stesso senza quest’ultima, lui si sente perso, mostrando ancora una volta la sua dipendenza, anche se c’è l’intento di iniziare, da qualche parte. Sì, ma da dove? (“I wouldn’t know where to begin”).
Il testo sicuramente non è allegro. Allora perché trasmette un senso di liberazione? Non lo so, credo sia per il fatto che la “consapevolezza” sia il primo passo per tornare a stare bene. Non bisogna negare o reprimere i propri sentimenti, ma accettarli. Si può andare avanti solo quando si accetta di essere in un rapporto malato, di amare la persona sbagliata o di amare in modo errato/per le ragioni sbagliate.
Anche la scelta di una melodia spensierata, quasi da festa, non è casuale, secondo me. (Solitamente è così: Testo triste – melodia triste / testo allegro – melodia allegra)
Mi piace questa contrapposizione. Ed è per questo che, dopo averla ascoltata, mi sono sentita decisamente meglio! (Il testo invece sembra quasi che l’abbia scritto io!)

Bene. Ora posso finalmente uscire! C’ho messo forse troppo a elaborare la mia interpretazione, leggendo anche un po’ i pareri di altre persone (che ho trovato molto interessanti!)

Non ci sono altri nuovi aggiornamenti. Ho semplicemente continuato la lettura di 1Q84, finito di leggere il manga Paradise Kiss e la ragazza a cui ho scritto la mail, ovviamente, non ha risposto. Ah, stasera devo mandare il mio CV via mail per un lavoro come commessa in un supermercato. Speriamo bene! I need a job.

A presto!

Day 52 – A heart that hurts is a heart that works

– “Incantevole. Non strana.”


Salve a tutti!

Oggi fa molto caldo, sembra di essere in giugno o luglio. Questa mattina mi sono occupata delle pulizie presso mia nonna e ho guadagnato un po’ di soldini, che fanno sempre comodo.
La mancanza di Zampa si fa ancora molto sentire. E non è l’unico problema. Ma stasera forse mi distrarrò un po’, grazie a un concerto. Nulla di che.

Ieri pomeriggio sono andata avanti con la lettura di “1Q84” di Murakami: mi sono dedicata al secondo capitolo, che ho apprezzato molto.
Viene introdotto il secondo personaggio principale, Tengo, uno scrittore dotato di tecnica e stile, ma senza una buona dose di ispirazione. Viene “costretto” dall’editor Komatsu a riscrivire il libro di una liceale, il cui dono è proprio la fantasia, quella che manca al povero Tengo.
Ho visto un po’ di me in questo capitolo, soprattutto nei consigli del signor Komatsu.

Oggi ho ascoltato ripetutamente Breathe Underwater dei Placebo.
Rispecchia molto il mio attuale stato d’animo.
Vi riporto i “punti salienti”, augurandovi una buona serata.

“Breathe underwater
I’m coming up for air
I wanna see another dawn
Coming up for air
Sick of the slaughter
I’m coming up for air
‘Cause I’ve been floating here too long
Take my ego for a ride
‘Cause there’s nobody by my side
It’s getting hard to justify
And it won’t be long ‘til I collide
My weakness is laid bare
As people stop and stare
But It’s the last time, I swear

Start breathing
Breathe underwater
I’m coming up for air
I wanna see another dawn
Coming up for air
Sick of the slaughter
I’m coming up for air
‘Cause I’ve been floating here too long
I’m coming
Coming up for air”