Thoughts

Pensieri confusi

Lei mi fa male, sa?
Vederla mi rallegra, mi cambia (migliora, se si può dire) la giornata. Eppure lei mi spezza perché non posso conoscerla.
Vorrei dirle: “Mi racconti la sua storia, per favore.”
Mi piacerebbe fraternizzare con il suo dolore, sempre che ne abbia uno.
Vorrei fare amicizia con le sue stranezze. Anche lei ne è provvisto, sbaglio?
Se mi facesse entrare nel suo vivere quotidiano o se almeno mi rivolgesse la parola, non sarei così mesta.
Come la scorsa notte.
Come oggi.
Come tanto tempo fa.
Quando mi aveva salutata e mi aveva sorriso in modo gentile, pur essendo soltanto il suo lavoro.
Lei mi fa male, sa?

Looking for you (English version)

When I was little, I used to dream of finding a person who could understand me and love me. I used to feel lonely, incomplete. I was always looking for something, or someone, as if I were missing a piece of my soul. As if I had lost something valuable a long time back. I was always looking far away, looking for someone. I used to write messages on stones, hoping I’d be found. Found by someone. Sometimes I’d sit by the window, watching the soap bubbles fly away, hoping they wouldn’t pop straight away so they could reach that someone. I loved to think there was actually someone, somewhere, willing to meet me and get to know me. We could have met at a book store or a café. At some train station, on the track number 2. Maybe we’d have recognized eachother at first glance. ”Hi, I’ve finally found you and now I don’t want to let you go. I want to talk to you about the songs playing on the radio, about all the lame movies I saw in theaters, about those times in which I’ve been hurt and abandoned. I’ve been hurt too, you know? It hasn’t been easy for me to find you, it hasn’t been easy for me to live without knowing you. I would never have wanted to let you feel lonely, I’ve been really lonely too. Now let’s get to know eachother, let’s talk about all the romances we’ve had and the inexistent ones, about all the wasted words and those not yet used. I want to talk to you until my throat gets dry. And even if I felt really tired because of a stressing day, I’d still spend time with you, stifling yawns. Because I’ve left you alone too many times, and you don’t deserve emptiness and silence, you only deserve the best things in life.” If only that someone had existed… Even without knowing him face or him name I would have recognized him, because he wouldn’t have looked away. And I’d really have wanted that someone to be you.

(Elisa Fumis)

Compleanno

Oggi è il mio compleanno!
L’ho sempre odiato, ho sempre pianto in quest’occasione. Anche prima ho versato molte lacrime; ultimamente capita spesso, purtroppo.
Quest’anno moltissime persone mi ha fatto gli auguri, anche sconosciute. Sono stata un po’ male quando ho letto il messaggio di un mio amico, ma pensavo che non mi avrebbe neanche fatto gli auguri. Va bene così.
Ieri ho preparato i cupcakes per la seconda volta nella mia vita. Sono buonissimi!
Oggi mi sono arrivati i manga che ho acquistato da Ibs. Dai miei zii ho ricevuto un CD, una felpa e un quaderno per scrivere pensieri hygge. Quest’ultimo è il mio regalo preferito. Una ragazza ha deciso di comprare il mio libro, Parole Sbagliate, proprio oggi. Che carina!
Adesso mi metto a scrivere un po’ sul diario nuovo.
A presto.

Mondi paralleli

Avrei voluto vivere in due mondi paralleli soltanto per poterti essere amica in uno e poterti amare nell’altro. Ma adesso non sono niente. – Elisa Fumis

(17 ottobre 2018)

 

 

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Ubriaca

Vorrei essere sbronza soltanto per non pensare che ti amo, che ti odio, che ti voglio bene, che sto male, che sto bene, che non so come sto e se posso stare senza di te. E se potessi, starei senza di te.

(Elisa Fumis)

 

 

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Stazione

Stazione, brutale mia nemica.
Compagna di lacrime trattenute,
di dolori sordi,
di sorrisi tirati,
di dita intrecciate
di parole non dette,
di labbra non sfiorate,
di spalle contemplate
e di sguardi complici.
Fermati, non andare,
rimani ancora,
rimani accanto a me.
Amami un po’.
Soltanto un po’.

 

(26/08/2018)

 

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Bacio

Il 𝓫𝓪𝓬𝓲𝓸 che ho desiderato,
prima ancora di conoscerti,
prima ancora di amarti,
non è arrivato,
era il momento sbagliato,
non me l’hai sussurrato,
voglio baciarti.
Un 𝓫𝓪𝓬𝓲𝓸 volato nel vento.
Per sempre.

(25/08/2018)

Elisa Fumis

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Ricordi

Tutti i ricordi sono dentro di me, ma con gli anni sbiadiscono e alcuni dettagli scompaiono, come foglie portate via dal vento. È raro ricordare un istante in modo nitido, come se lo si rivivesse; sarebbe bellissimo poter riguardare alcuni momenti, sentirli di nuovo nostri.

Una sera mi tornò in mente una parte del primo incontro con il mio più caro amico: eravamo in quattro in macchina e lui era quello che parlava di più, che si raccontava; in quel momento mi ero sentita strana, forse perché non avevo mai “viaggiato” in auto con una persona sconosciuta e al tempo stesso molto simile a me. Era come se avessi desiderato conoscerlo da sempre. Avevo cercato di immaginarmi ciò che diceva, come quando leggi un libro avvincente. E in quell’istante mi ero sentita strana. Strana perché per la prima volta nella mia vita avevo conosciuto una bella persona, una persona che abitava in Friuli Venezia Giulia, ma che non vi era nata. Strana perché avevo desiderato esserci nei suoi ricordi, in quello che diceva.
Quella sera ricordai quella sensazione in modo chiaro, pur dimenticando completamente i suoi discorsi e le sue parole.
Se potessi, rivivrei all’infinito quell’attimo fuggevole, insolito da non poterlo spiegare a parole. Un momento speciale, quasi magico.

Dolore

Ogni giorno combatto contro il dolore. È come un mostro che so di non poter sconfiggere, ma almeno riesco a temporeggiare. Ecco, io temporeggio.
Quando gioco a scacchi, prendo tempo.
Quando leggo, prendo tempo.
Quando guardo le serie TV, prendo tempo.
Faccio tante cose per guadagnare tempo in attesa di trovare una soluzione, un modo per distruggere il dolore che si è impossessato di me.
Quando mi fermo, rischio di farmi annientare.
Per questo prendo tempo.
Non posso fermarmi.
Non posso.