Recensione #41 – A Stupid Game Called Love dei Junk Snakes

A Stupid Game Called Love è una canzone dei Junk Snakes.

È una ballata rock.

La canzone parla di un amore finito.


L’autore del brano ci porta nel proprio mondo interiore con tormentata passione per raccontarci (o per raccontare a se stesso) la fine della propria storia d’amore e i ricordi che lo tengono ancora legato all’amata. Rammenta tutto del giorno in cui si sono incontrati, dalla propria timidezza al fatto che lei non avesse paura di niente.
Si evince il desiderio del ragazzo di avere un’altra possibilità con lei, nonostante se ne sia andata senza spiegazione.

Quando un sentimento svanisce dal cuore di una persona, l’altra si interroga sui propri errori e si sente triste e frustrata. Eppure, quest’ultima vorrebbe soltanto avere ancora dei momenti con l’amata. L’unica cosa che resta quando tutto finisce è il ricordo, che dilania e al contempo fa sperare in un nuovo inizio con la propria metà, più consapevole e maturo.

Semplici parole ma dalla grande potenza; trafiggono l’anima dell’ascoltatore, che non ne resta indifferente come la sua amata, prova empatia nei confronti di questo giovane sognatore.

La prima cosa che colpisce l’ascoltatore è il timbro del cantante: è deciso e va in contrasto con la dolcezza delle parole che talvolta rivolge a lei. Questo è il punto forte della canzone: chi l’ascolta viene rapito dalla sua voce.
Il sound è buono e si adatta al testo.

In definitiva, A Stupid Game Called Love è un brano malinconico e romantico, non troppo stucchevole. È un pezzo che resta in testa facilmente grazie alla melodia da ballata rock e un testo semplice ma al contempo vero, sentito. Fa venire voglia di riascoltarlo.

Non si può dire che questa giovane band non sia promettente e che meriterebbe di essere ascoltata.

Lo consiglio a tutti, non soltanto agli amanti del genere: potreste fare un’inaspettata quanto piacevole scoperta!

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Ringrazio Sara Lettrice e Alessia Liberatori per l’aiuto con l’inglese.

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Colazione da Bosio

Questa mattina sono andata a fare colazione al Bistrot Bosio.
Ho ordinato un cestino di frutta e un tè caldo. Ho trovato il pasticcino spettacolare: sono rimasta colpita dalla bontà e da quel senso di freschezza che trasmettono la frutta e la crema. Il tè ha reso tutto più gustoso.

Nel locale si è esibita Ester Pavlic, un’arpista triestina. Ha eseguito numerosi brani, tra cui River Flows in You.

colazione 14

Classe 1989.
Ha al suo attivo innumerevoli concerti.
Collabora con diverse orchestre del Friuli Venezia Giulia ed è stabile nell’orchestra “Ventaglio d’arpe”.
Ha inciso un CD per arpa, canto e tromba, che si intitola “Anywhere in the world”.
È docente presso alcuni istituti musicali del Friuli Venezia Giulia e del Veneto.
Si è diplomata anche in canto lirico.

Ester Pavlic si è rivelata una piacevole sorpresa. I brani che ha proposto oggi mi sono piaciuti, li ho trovato rilassanti e armoniosi. Non c’è incertezza nel suono della sua arpa, soltanto dolcezza, delicatezza e un pizzico di magia che ti trasporta in un mondo incantato.

Ho trascorso una mattinata diversa dal solito, assaporando un pasticcino buonissimo e sorseggiando un tè squisito accompagnati dalle note soavi di un’arpista di talento.

Le 5 canzoni più rilassanti

Buonasera!

Vi è mai capito di sentirvi particolarmente stressanti o ansiosi in un determinato periodo? Niente paura, oggi voglio consigliarvi 5 canzoni/musiche che trovo molto rilassanti!
Mi sono approcciata a questo tipo di musica l’anno scorso, dopo la morte di mio nonno.

Ho scelto questi cinque brani per la loro capacità di farmi rilassare e di “trasportarmi” in mezzo alla natura (musica d’ambiente) e perché li ho trovati gradevoli da ascoltare. Altri invece non mi prendevano, non riuscivano a farmi rilassare o peggio ancora mi infastidivano.
La meditazione è un’esperienza bellissima, ve la consiglio.

 

Bando alle ciance: ecco a voi la “top 5” tanto attesa!

 

1. Rain and Native American Flutes – Relaxing Music (dal canale YouTube “321 Relaxing – Meditation Relax Clips”)

Questo è uno dei primissimi brani rilassanti che ho ascoltato. Sono presenti suoni della natura (pioggia, tuoni, cinguettii) e flauti dei nativi americani.
A mio avviso è il miglior brano per meditare e per rilassarsi, ci sono molto affezionata. L’ho ascoltato per la prima volta a marzo 2017, il giorno della sfilata dei carri di Carnevale. I miei genitori e mio fratello erano usciti e io ero a casa da sola per fare meditazione. Grazie a questa musica ero riuscita a eliminare molto stress e mi ero immaginata in una foresta pluviale.
Una volta terminata la meditazione, si prova un iniziale senso di “stordimento” e poi ci si sente benissimo.

 

2. Pure Clean Positive Energy Vibration Meditation Music, Healing Music, Relax Mind Body & Soul (dal canale YouTube “Meditation and Healing”)

Questa traccia è molto differente da quella precedente. Quando l’ascolto, provo un senso di pace e tranquillità: è come se i problemi quotidiani svanissero in un istante. La trovo incantevole, mi fa pensare alla Purezza, alla Luce che ognuno di noi ha dentro.
Pur non essendoci così affezionata, merita il secondo posto.

 

3. Relaxing Viking Music (Scandinavian & Nordic sounds) di
Danheim

Questo brano contiene registrazioni effettuate in alcuni luoghi della Danimarca, della Norvegia e della Svezia. Si possono sentire cinguettii, acqua che scorre e altri suoni provenienti da foreste e laghi. Molto suggestiva.
Personalmente adoro la musica d’ambiente e la musica dei Paesi nordici.

 

4. Healing Chinese ZEN music of Anxiety & Stress | To pacify the body & Mind | Relax Music (dal canale YouTube “Meditation & Relaxation – Music channel”)

Questa traccia l’ho scoperta pochi giorni fa e mi è subito piaciuta, anche perché mi affascina molto la cultura asiatica.
Mi fa pensare ad alcuni anime “slice of life” (spesso molto rilassanti), allo shintoismo, a Samurai Champloo (un anime a cui sono particolarmente legata), all’antichità in Cina e Giappone, a giornate tranquille e piacevoli da trascorrere in armonia con la natura e le persone belle dentro.

 

5. Relaxing Nordic/Viking Music – Ótroðinn di Adrian von Ziegler

Questo brano è stato composto e arrangiato da Adrian von Ziegler.
Siamo tornati nei Paesi nordici. La parola islandese “Ótroðinn” dovrebbe voler dire “inesplorato” o qualcosa del genere. Fa pensare a una foresta inesplorata, un luogo freddo e lontano dallo stress delle grandi città.
Questo brano potrei ascoltarlo soltanto in inverno, ma io sono una persona particolare. Lo stesso vale per il brano di Danheim. A volte mi capita di fare ragionamenti simili anche per gli anime: quelli più “frizzantini” e allegri preferisco guardarli in estate. Ho dei disagi, cercate di capire!

 

Vi piace la musica rilassante? E quella d’ambiente? Pensate di ascoltare i cinque brani da me suggeriti? Vi sono piaciuti? Vi siete rilassati? Spero di sì!
Fatemi sapere la vostra con un commento!

A presto.

 

 

Placebo – Then The Clouds Will Open For Me

My guy is a tan transcontinental,
but he keeps me enchained.
Watch an old black and white movie
Fred and Ginger are too sentimental, crying in shame.
I don’t want to be forgotten.
I can’t be alone.
So don’t you dare leave me.
It’s like coming home
to a skin that has died.
Human voices like drum.
And they’re looking right through me
Scatter the ashes one more time for me,
one more time for me.
My guy has a tattoo ornamental,
when he’s frozen in space.
Cut your eye far to me.
A covered carcass is too elemental,
caught underneath a subway.
I don’t want to be forgotten.
I can’t be alone.
So don’t you dare leave me.
It’s like coming home,
to skin that has died.
Human voices like a drum
And they’re looking right through me.
Scatter the ashes one more time for me,
one more time for me.
One more time for me, one more time for me (x3)
Trans-like and twisting my ankle.
Doing the grave dance.
Narcotic? Yes, please, I’ll have a sample.
Riding on my very last chance.
Then the clouds will open for me,
gonna meet my Jesus Christ.
I see history playing before me.
For pleasure and passion you paid the price.
“Sadness” the name of the spike that took me.
I’ll make it, that’s all.
Like some raging, hard, horny mephistopheles,
who came for my soul.

Negli ultimi giorni sono ossessionata da questa meravigliosa canzone, che vorrei proporvi. L’avevo messa un po’ da parte (ogni periodo dell’anno, anche in base alle esperienze e ai sentimenti vissuti, ha una sua canzone), ma ora l’ho ripresa e l’ascolto oppure la canto tutto il giorno (o quasi); nel mentre, la mia mente vaga, cullata dalla bellissima voce di Brian Molko. Premetto che a me piace tantissimo il suo timbro e come pronuncia certe parole (Qui, per esempio, “very last chance” è da orgasmi multipli!), ma in questa canzone in particolare ci sono dei cambi di registro pazzeschi. Adoro anche le piccole pause, come un cambio di scena.

Passiamo al testo un po’ (molto) emblematico. Secondo me è la storia d’amore tra due persone distanti fisicamente, il cui rapporto ormai è arrivato alla fine (“It’s like coming home, to skin that has died.”) “Ginger e Fred” è un film di Fellini (thanks to Wikipedia, n.d.a.) e in questo caso penso sia un riferimento al fatto di avere una storia con una persona famosa (quindi il brano potrebbe essere autobiografico) e al doversi accontentare di guardare film in bianco e nero e coppie troppo sdolcinate, vivendo con la paura dell’abbandono e il dovere aspettare il ritorno della persona amata. Ma il nostro protagonista non vuole essere dimenticato, lasciato solo perciò l’altro non si deve permettere di lasciarlo (e in questo siamo abbastanza simili, damn). “Scatter the ashes one more time for me” mi fa pensare a un addio: “spargi ancora una volta le ceneri per me”, come quando una persona muore e sai che devi lasciarla andare, che devi andare avanti senza di lei. Mi piace la metafora sulla morte per indicare la fine della relazione (fine intesa come un rapporto ormai logorato, consumato, sfinito, più che una vera rottura e separazione) e questa contraddizione tra il non voler essere lasciato e la rassegnazione della storia d’amore finita (Altri riferimenti: “Cut your eye far to me.” e “A covered carcass is too elemental, caught underneath a subway.”)
E arriviamo alla conclusione della canzone: lui sta per morire (metaforicamente parlando) e quando le nuvole si apriranno per lui, dovrà incontrare il suo Gesù Cristo (ovvero il suo Salvatore), ha un’ultima possibilità che non può essere sprecata. Qui c’è tutta una metafora sui rimpianti della vita, sulle passioni e i piaceri che lo hanno rovinato (la droga, per esempio, e forse qualche altro vizio), che viene usata per indicare il fatto di aver rovinato il rapporto con l’altra persona a causa della sua vita frenetica rispetto a quella più “casalinga” (torniamo alla parte iniziale dove l’altro guarda film in bianco e nero strappalacrime) “I see history playing before me”, vede i momenti della sua storia, ormai passati, rimpiangendoli. È stato colpito da una freccia di nome “tristezza” (per la separazione dalla persona che ama, per la droga o per altri motivi non specificati). Ma ormai non può fare nulla, solo accettare questo finale ovvero che il Diavolo è venuto a prendere la sua anima e non Gesù, quindi non c’è salvezza per il nostro eroe. L’amore è finito.

Molto struggente, tormentata, come tante altre canzoni dei Placebo. Conosco la sensazione, purtroppo.

Spero vi sia piaciuta la mia interpretazione! Se vi va, lasciate un commento per dire la vostra. Vi mando un grande abbraccio, sperando non siate in un brutto momento della vostra vita come me (e altre persone che “conosco”). See you soon!

Songs of the day (1) Placebo – Plasticine

Beauty lies inside the eye of another youthful dream
That doesn’t sell it’s soul for self-esteem
That’s not plasticine

Beauty lies inside desire and every wayward heart redeemed
That doesn’t sell it’s soul for self-esteem
That’s not plasticine

Don’t forget to be the way you are (x4)

The only thing you can rely on is that you can’t rely on anything
Don’t go and sell your soul for self-esteem
Don’t be plasticine

Don’t forget to be the way you are (x4)

Don’t forget to be the way you are (x4)

Way you are (x4)

 

Written by William Lloyd, Brian Molko, Stefan Olsdal, Steven Hewitt • Copyright © Sony/ATV Music Publishing LLC, Warner/Chappell Music, Inc

(Fonte: https://play.google.com/music/preview/Tdsbnt3dgld56msdququkxtagem?lyrics=1&utm_source=google&utm_medium=search&utm_campaign=lyrics&pcampaignid=kp-lyrics)

 

 

Commento personale: Questo brano invita le persone a non perdere di vista il proprio modo di essere (“Don’t forget to be the way you are”) e al non modificarlo per piacere agli altri, non farsi manipolare, modellare a loro piacimento (“Don’t be plasticine”), “non vendere la tua anima per autostima” (altro riferimento al fatto di non indossare una maschera, non fare di tutto per piacere agli altri perché quando piaci agli altri hai molta più autostima, ma in realtà dovresti trovare da solo la tua dimensione, la tua autostima, senza farti condizionare)
La parte che preferisco è la seguente: “The only thing you can rely on is that you can’t rely on anything. Don’t go and sell your soul for self-esteem. Don’t be plasticine.” (“L’unica cosa di cui ti puoi fidare è che non puoi fidarti di nulla. Non vendere la tua anima per autostima. Non essere plastilina.”
Non è la canzone migliore dei Placebo, ma stranamente amo allo stesso modo entrambe le versioni (“Original Version” e “Lounge Version”)
Ho avuto molti problemi con la mia autostima… ora però riesco ad apprezzarmi, ad apprezzare ogni mia sfumatura e a essere persino autoironica. In ogni caso, sono sempre stata dell’idea di non cambiare me stessa per piacere agli altri, ma di cercare un modo per trovare l’autostima dentro di me (devo prima piacere a me stessa per piacere agli altri, non devo essere severa con me stessa e tormentarmi per tutta la mia esistenza!) Bisogna comprendere una cosa fondamentale: non dobbiamo per forza essere apprezzati o accettati dagli altri, o almeno non da tutti, per poter vivere davvero bene e in pace con noi stessi.
A una persona in particolare servirebbe questa canzone come mantra, da ripetere ogni notte prima di addormentarsi.

Songs of the day (1) Foreigner – I Want To Know What Love Is

I gotta take a little time
A little time to think things over
I better read between the lines
In case I need it when I’m older

Now this mountain I must climb
Feels like a world upon my shoulders
I through the clouds I see love shine
It keeps me warm as life grows colder

In my life there’s been heartache and pain
I don’t know if I can face it again
Can’t stop now, I’ve traveled so far
To change this lonely life

I wanna know what love is
I want you to show me
I wanna feel what love is
I know you can show me

I’m gonna take a little time
A little time to look around me
I’ve got nowhere left to hide
It looks like love has finally found me

In my life there’s been heartache and pain
I don’t know if I can face it again
I can’t stop now, I’ve traveled so far
To change this lonely life

I wanna know what love is
I want you to show me
I wanna feel what love is
I know you can show me

I wanna know what love is
I want you to show me
And I wanna feel, I want to feel what love is
And I know, I know you can show me

Let’s talk about love
I wanna know what love is, the love that you feel inside
I want you to show me, and I’m feeling so much love
I wanna feel what love is, no, you just cannot hide
I know you can show me, yeah

I wanna know what love is, let’s talk about love
I want you to show me, I wanna feel it too
I wanna feel what love is, I want to feel it too
And I know and I know, I know you can show me
Show me love is real, yeah
I wanna know what love is…

Written by Alex Parks, Judie Tzuke, Graham Patrick Kearns • Copyright © Universal Music Publishing Group
Commento personale: Ho scoperto questa bellissima canzone grazie alla serie TV Orange Is The New Black. Me ne sono innamorata al primo ascolto! Questa serie ha sempre belle ending, a mio avviso (come Bloody Mother F**king A**hole) Per quanto riguarda questo brano, posso dire che mi piace il testo che si accompagna a una melodia gradevole, anche se nulla di speciale. Una canzone tipicamente “anni 80”, si sente lontano un km. Mi sembrava di averla già sentita, probabilmente nella versione di Mariah Carey oppure la ricordavo indirettamente dal film F**king Åmål – Il Coraggio di amare (film a tematica omosessuale) o dalla pubblicità del cornetto Algida. Insomma, fin da subito mi è sembrata familiare. Mi piace da morire la parte cantata: credo sia azzeccata per il tipo di brano.
Tornando al testo… è molto semplice, ma a volte nella semplicità c’è qualcosa di magico e interessante. Personalmente mi piace la frase: “Let’s talk about love.” (Parliamo d’amore) Sono una persona innamorata dell’Amore, nonostante io non l’abbia mai davvero provato, per un motivo o l’altro; infatti “voglio sapere cosa sia l’amore”. Penso sia un desiderio comune a molte persone. L’amore per ognuno di noi è diverso, non esiste una reale definizione e un vero modo di vivere l’amore: è una cosa tanto personale e intima. Ma l’Amore è qualcosa in cui mi piace credere e in cui, pur avendo sofferto e avendo avuto dispiaceri, continuerò sempre a credere.
Mi fa impazzire anche questa frase: “The love that you feel inside, I want you to show me.” Sì, sono una persona dannatamente romantica e trovo questa parte così dolce da stringermi il cuore. Un invito a farsi travolgere dall’Amore, a non reprimerlo, bensì donarlo all’altro.
Mi fermo qui, altrimenti divento troppo sdolcinata e non va bene, vorrei conservare una nota di acidità. Ma scherzo! Sono simpatica e carina, quindi amatemi!
Concludo dicendo che ho deciso di lanciare questa “rubrica” sul mio blog ossia postare ogni giorno (no, non proprio OGNI giorno) il testo di una o più canzone e commentarlo. La scelta del brano non sarà mai casuale: potrebbe essere stato scelto perché rappresenta il mio stato d’animo di quel particolare giorno oppure, come in questo caso, averlo scoperto in quel momento e decidere di condividerlo con voi lettori.  C’è sempre un senso, una logica. A volte potrebbe anche rimanere velato, quindi spazio alla fantasia! Ogni giorno che posterò un testo avrà un numerino (esattamente come il “diario” contraddistinto con “Day” + numero progressivo) Ma ripeto, non scriverò ogni giorno per non annoiarvi e farvi sentire la mia mancanza. Scusate, è il caffè ginseng a farmi uno strano effetto, perciò scrivo cose “fuori”, non fateci troppo caso!
Ala prossima canzone!

 

Wasted face that swallowed time
With Armageddon crawling
She’s insane, this friend of mine
And she’s always bawling
Hear her calling
Hear her calling you
Hear her calling
Hear her calling you
There’s a place within her mind
With rains already falling
She’s insane, this friend of mine
And she’s always bawling
Hear her calling
Hear her calling you
Hear her calling
Hear her calling you
She’s preparing for the flood
The deluge and the sliding mud
She’s preparing for the flood
Running on black market blood
Black market blood
Wasted face that swallowed time
With Armageddon crawling
She’s insane, this friend of mine
And she’s always bawling
Hear her calling
Hear her calling you
Hear her calling
Hear her calling you
She’s preparing for the flood
The deluge and the sliding mud
She’s preparing for the flood
Running on black market blood
Black market blood
Black market blood
Black market blood
Black market

Day 56 – Stupid me to believe that I could trust in stupid you

Ieri mi sono pesata.
Non sono ossessionata da quel numerino, non mi interessa la sentenza della bilancia. Sono stata mossa da semplice curiosità visto che era passato più di un mese dall’ultima volta che mi ero pesata, tutto qui.
So che devo dimagrire ancora 5 chili, almeno, per arrivare al mio peso ideale. Ma non lo dice solo la bilancia, lo dicono soprattutto i miei occhi: c’è ancora un po’ di lavoro da fare!
Sono comunque soddisfatta di me stessa. È più una cosa a livello mentale che a livello fisico.
Questa settimana sono andata a camminare tutti i pomeriggi, tranne mercoledì (e solo perché pioveva!) Non tanto (o non solo) per dimagrire, soprattutto per distendere i nervi. In questo periodo non sto troppo bene e penso si sia capito.
Forse anche dopo andrò a fare una passeggiata, sperando non piova. Oggi il tempo è un’incognita: proprio per questo le pulizie da mia nonna sono slittate a domani pomeriggio.

Oggi mi sento un po’ più allegra rispetto ai giorni scorsi (non mi sono ripresa, ma è sicuramente meglio di prima!)
Questa mattina ho raccolto diverse monetine e in tutto ho fatto 22 centesimi. Non male! Forse oggi avrei dovuto giocare al “SuperEnalotto” o al “Gratta e vinci”. Mi sono sentita più fortunata del solito!
Comunque un giorno proverò a giocare veramente, giusto per il gusto di provarci almeno una volta! Potrebbe anche andarmi bene, no?
Mi sono innamorata di “Kings of Medicine” dei Placebo, la mia nuova droga. (D’ora in avanti l’ascolterò quelle diecimila volte.)
Mi sta trasmettendo gioia, liberazione, spensieratezza. Almeno mia madre non potrà più dirmi di non ascoltare quei depressi dei Placebo.
Prima di ascoltare questa canzone, la frase “Stupid me to believe that I could trust in stupid you” mi rendeva triste, complice il fatto di essermi fidata della persona sbagliata, di averle, erroneamente, aperto il mio cuore.
Ora cambia tutto: più ascolto questa canzone, più mi rendo conto che quella frase è sinonimo di consapevolezza, e non di rabbia.
Stesso discorso per la frase “Stupid me to believe I could depend on stupid you”.
Entrambe si scontrano con la più triste “Don’t leave me here, my guiding light”, “Non lasciarmi qui, mia luce guida”: secondo me c’è la consapevolezza di non poter credere a questa persona, di non poter dipendere da uno “stupido” come lui, ma di non poterne fare a meno, perché il protagonista dipende totalmente dall’altro, da quel rapporto, così malato.
Vengono citate anche due bevande alcoliche: Southern Comfort, un liquore americano, e Johnnie Walker (ammetto che pensavo fosse un personaggio famoso), un whisky scozzese. In questo caso penso che l’autore voglia associare l’alcoolismo all’amore: dal bisogno disperato di avere quella persona (dipendenza) al senso di vuoto quando “l’effetto finisce” (“Now that old buzzard Johnny Walker has gone and ruined all our plans”) e al suo non riuscire a lasciare andare la persona amata (“Don’t leave me here, my guiding light”), tipico comportamento di chi è dipendente dall’alcool. Si crea un circolo vizioso.
Kings of Medicine credo si riferisca al disperato bisogno del protagonista di guarire, guarire dall’amore (amore – dipendenza – malattia). Potrebbe riferirsi alla droga, ma qui credo si tratti proprio di “medicina”, di voler guarire. Esistono le medicine per le malattie e per i dolori fisici, ma non c’è cura per il dolore morale, per l’amore.
Ma sembra che i re della medicina abbiano perso il loro potere.
Non c’è quindi una cura, il protagonista deve rassegnarsi, tutto ciò che gli rimane sono le ore (inteso come “mi resta solo il tuo ricordo” oppure “solo il tempo potrà aiutarmi”?)
La canzone si conclude con la richiesta di non essere lasciato solo perché lui non saprebbe da dove iniziare (“Don’t leave me here on my own, I wouldn’t know where to begin”).
Non c’è una vera soluzione per il nostro protagonista: non esiste cura per l’amore, c’è la consapevolezza di non poter contare sulla persona che ama, ma al tempo stesso senza quest’ultima, lui si sente perso, mostrando ancora una volta la sua dipendenza, anche se c’è l’intento di iniziare, da qualche parte. Sì, ma da dove? (“I wouldn’t know where to begin”).
Il testo sicuramente non è allegro. Allora perché trasmette un senso di liberazione? Non lo so, credo sia per il fatto che la “consapevolezza” sia il primo passo per tornare a stare bene. Non bisogna negare o reprimere i propri sentimenti, ma accettarli. Si può andare avanti solo quando si accetta di essere in un rapporto malato, di amare la persona sbagliata o di amare in modo errato/per le ragioni sbagliate.
Anche la scelta di una melodia spensierata, quasi da festa, non è casuale, secondo me. (Solitamente è così: Testo triste – melodia triste / testo allegro – melodia allegra)
Mi piace questa contrapposizione. Ed è per questo che, dopo averla ascoltata, mi sono sentita decisamente meglio! (Il testo invece sembra quasi che l’abbia scritto io!)

Bene. Ora posso finalmente uscire! C’ho messo forse troppo a elaborare la mia interpretazione, leggendo anche un po’ i pareri di altre persone (che ho trovato molto interessanti!)

Non ci sono altri nuovi aggiornamenti. Ho semplicemente continuato la lettura di 1Q84, finito di leggere il manga Paradise Kiss e la ragazza a cui ho scritto la mail, ovviamente, non ha risposto. Ah, stasera devo mandare il mio CV via mail per un lavoro come commessa in un supermercato. Speriamo bene! I need a job.

A presto!

Day 52 – A heart that hurts is a heart that works

– “Incantevole. Non strana.”


Salve a tutti!

Oggi fa molto caldo, sembra di essere in giugno o luglio. Questa mattina mi sono occupata delle pulizie presso mia nonna e ho guadagnato un po’ di soldini, che fanno sempre comodo.
La mancanza di Zampa si fa ancora molto sentire. E non è l’unico problema. Ma stasera forse mi distrarrò un po’, grazie a un concerto. Nulla di che.

Ieri pomeriggio sono andata avanti con la lettura di “1Q84” di Murakami: mi sono dedicata al secondo capitolo, che ho apprezzato molto.
Viene introdotto il secondo personaggio principale, Tengo, uno scrittore dotato di tecnica e stile, ma senza una buona dose di ispirazione. Viene “costretto” dall’editor Komatsu a riscrivire il libro di una liceale, il cui dono è proprio la fantasia, quella che manca al povero Tengo.
Ho visto un po’ di me in questo capitolo, soprattutto nei consigli del signor Komatsu.

Oggi ho ascoltato ripetutamente Breathe Underwater dei Placebo.
Rispecchia molto il mio attuale stato d’animo.
Vi riporto i “punti salienti”, augurandovi una buona serata.

“Breathe underwater
I’m coming up for air
I wanna see another dawn
Coming up for air
Sick of the slaughter
I’m coming up for air
‘Cause I’ve been floating here too long
Take my ego for a ride
‘Cause there’s nobody by my side
It’s getting hard to justify
And it won’t be long ‘til I collide
My weakness is laid bare
As people stop and stare
But It’s the last time, I swear

Start breathing
Breathe underwater
I’m coming up for air
I wanna see another dawn
Coming up for air
Sick of the slaughter
I’m coming up for air
‘Cause I’ve been floating here too long
I’m coming
Coming up for air”